Saranno tempi difficili; saranno tempi d’impegni, sacrifici e pochi onori. Dobbiamo affrontare con energia la sfida tremenda che abbiamo davanti. Le due frasi, logicamente connesse, sono state espresse da Vincenzo Boccia (la prima) e Carlo Bonomi (la seconda) un istante dopo la lettura del risultato della votazione del Consiglio generale di Confindustria, che ha designato il numero uno di Assolombarda al vertice dell’Associazione per i prossimi quattro anni.
Bonomi ha staccato di molto – 123 preferenze contro 60 – la concorrente Licia Mattioli sulle ali di un programma che è stato fin dal primo momento definito di rottura: più da tifosi e commentatori, in verità, che dal diretto interessato che mostra di aver chiaro il compito che gli si para davanti. Diventare il Presidente della ricostruzione industriale del Paese, come Boccia gli ha augurato di riuscire a fare, è un obiettivo così ambizioso da richiedere la massima unità.
L’emergenza da coronavirus, la più terribile da cent’anni a questa parte, ha cambiato tutte le carte in tavola. Di fronte alla certezza di decine di migliaia di morti e la prospettiva di un drammatico crollo della capacità produttiva, e quindi della ricchezza nazionale, l’ordine delle priorità viene naturalmente sconvolto. Sono molto combattuto nelle emozioni personali, ha detto infatti Bonomi: provo una gioia che scema velocemente perché non posso non ricordare ciò che tutti gli imprenditori stanno vivendo in Italia.
Il tema di fondo che segnerà il passaggio da una presidenza all’altra – passaggio che avverrà formalmente con l’assemblea dei delegati del 20 maggio – sarà definire quella che viene oggi definita la Nuova Normalità. È certo che nulla sarà come prima per molto tempo a venire. Ed è altrettanto certo che si dovranno prendere decisioni strategiche, vitali per imprese e lavoratori, in tempi brevissimi e senza il conforto di esperienze passate. La qualità delle persone farà la differenza. Così come la loro capacità d’intendersi e di costruire percorsi condivisi, capaci di contemperare esigenze che a prima vista potrebbero apparire inconciliabili.
Insomma, ci vogliono una forza e un coraggio che solo in situazioni estreme come quelle che stiamo vivendo possono scaturire dall’inesauribile fondo dell’energia e dell’intelligenza umana. Questo vuol dire che merito e competenza, assieme alla più alta dose possibile di buona volontà, dovranno essere le stelle comete del lungo cammino che la società italiana – come quella di mezzo mondo – si appresta a compiere per rivedere la luce (o le stelle, se si vuole usare la metafora dantesca).
Tutto questo con un interlocutore politico indeciso e impaurito (“smarrito”, il termine usato da Bonomi) che indugia nel disegnare la cosiddetta Fase 2 facendosi scudo di scienziati ed esperti raggruppati in comitati che tanto crescono di numero quanto perdono in efficacia. Lontana e nebulosa si profila la terza fase, quella del rilancio dell’economia nazionale, che dovrebbe avvenire alla luce di un nuovo quadro europeo anch’esso complicato da tratteggiare per le grandi distanze che permangono tra i Paesi.
Ma occorre decidere. Ora e subito. Senza più tentennamenti. Ogni giorno che passa si allarga il solco che ci separa dalla salvezza e più lungo sarà il salto che dovremo compiere per superare il fosso. La mancanza del senso d’urgenza provoca l’esasperazione di chi vede assottigliarsi o sfuggire il reddito mentre la burocrazia prende tempo e si rimpalla le responsabilità.
La Confindustria di Boccia è riuscita a imporre alla discussione nazionale ed europea temi fino a ieri tabù come l’emissione di obbligazioni comuni per la comune battaglia alla pandemia e il rilancio degli investimenti pubblici in chiave anti-ciclica. Ha mantenuto la rotta sui fini – lavoro e crescita – nonostante il mare in tempesta. Ora siamo a un tratto molto delicato della navigazione. Sì: saranno tempi difficili; saranno tempi d’impegni, sacrifici e pochi onori. E la Confindustria di Bonomi dovrà affrontarli con energia tremenda.