Cosa si è deciso nel Consiglio UE informale sul riarmo europeo e la difesa dell'Ucraina: le posizioni di Von der Leyen e Meloni, tutti gli scenari
L’EUROPA SI RIARMA O SI DIFENDE? COSA SI È DECISO NEL CONSIGLIO UE INFORMALE (CON ZELENSKY)
Alla fine il piano Von der Leyen passa, seppur con “mugugni”, distinguo e criticità evidenziate dai 27 Paesi europei, Italia in prima fila: il Consiglio UE informale convocato dalla Presidente della Commissione Europea per presentare il “ReArm Europe” ha visto come protagonista il Presidente ucraino Zelensky, nel centro dei riflettori mondiali dopo lo scontro-pace nel giro di una settimana con il leader americano Donald Trump. L’Unione Europea, sentitasi tagliata fuori dai tavoli che contano per la pace in Ucraina, prova ad organizzare una propria difesa comune con il piano di riarmo da 800 miliardi complessivi.
Accordo sulla difesa comune in maniera unanime, veto dell’Ungheria di Orban invece sul tema Ucraina: queste le principali conclusioni del Consiglio Europeo, anche se il summit essendo informale avrà bisogno dell’ufficialità nella prossima riunione informale a Bruxelles. «Dobbiamo proteggerci, l’Europa diventi più responsabile per la difesa adottando un fronte comune», ha detto la Presidente Von der Leyen assieme al Presidente del Consiglio UE Antonio Costa, entrambi simbolicamente a braccetto di Zelensky prima della riunione informale. I 27 Paesi UE concordano sull’aumentare gli stanziamenti per la difesa, aprendo una clausola nazionale di salvaguardia che possa permettere spese extra (dunque fuori dal Patto di Stabilità) per circa 650 miliardi di euro in caso di necessità per la difesa nazionale e/o europea.
Da ultimo, si apre alla possibilità di un prestito di 150 miliardi di euro – da finanziare con obbligazioni garantite nel bilancio UE – sempre per spesa militare e di salvaguardia della sicurezza nazionale: sul modello già visto del Next Generation EU, si potrà chiedere un finanziamento extra anche qui senza che intacchi le regole sul deficit impostate dal nuovo Patto di Stabilità (con l’Italia di Meloni che ha criticato il fatto di non essere intervenuti a fine 2023 per riveder le norme ancora molto rigide del patto, tanto da doverle in parte ora sospendere per permettere il “riarmo” e la difesa comune).
I 5 PRINCIPI PER LA PACE IN UCRAINA, RESTA LA DISTANZA CON RUSSIA E USA…
Orban ha accusato il Consiglio UE di rimanere isolati rispetto a Cina, Russia e Stati Uniti in merito alle proposte per una pace in Ucraina: Von der Leyen e i 26 Paesi Europei che hanno appoggiato le conclusioni del Consiglio Europeo informale puntano infatti ad una pacificazione giusta e duratura, invocando la presenza al tavolo dei negoziati dei rappresentanti europei e non volendo fare concessioni alla Russia. Sebbene lo stesso Zelensky, giocoforza, ha accettato di ricucire con Trump accettando il piano di negoziato impostato con Mosca, da Bruxelles la posizione prosegue imperterrita come nei 3 anni di guerra passati: l’Ungheria si distacca e non vota le conclusioni.
Nella dichiarazione finale dei 26 Paesi UE aderenti all’iniziativa, vengono ribaditi 5 punti, 5 “principi” per poter parlare di vera pace in Ucraina: in primo luogo, l’integrità territoriale del Paese invaso nel febbraio 2022, «non si fanno negoziati senza l’Ucraina». Come secondo punto, il tavolo di pace non deve pregiudicare la sicurezza europea, ergo si richiede la presenza UE assieme a Kiev, Mosca e Washington nello scambio negoziale. In terzo luogo, ogni tregua deve essere impostata come parte del processo di pace duratura, con garanzie solide e credibili come quarto e penultimo punto: infine, il documento del Consiglio UE ribadisce che la pace deve rispettare la sovranità dell’Ucraina impedendo così la “cessione” o “lo scambio” di territori.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA E IL DISTINGUO DI MELONI SULL’USO DEI FONDI PER LA DIFESA
Secondo l’Italia del Governo Meloni, la scelta di parlare di “riarmo europeo” è stata piuttosto infelice perché trasmette un messaggio sbagliato: non solo, l’invio di truppe di Francia, UK o altri eserciti di “volenterosi”, come auspicato da Macron e Von der Leyen, non rappresenta una buona soluzione per una vera pace, «è l’opzione meno efficace» tuona la Presidente del Consiglio all’uscita ieri sera dal vertice informale.
Piuttosto che di riarmo, Meloni si concentra sulla necessità di una difesa comune a 360° gradi: armi ovviamente, ma anche materie prime, cybersicurezza, infrastrutture e salvaguarda dei confini. Serve essere chiari e certi, allontanando l’ipotesi di invio di soldati nazionali – l’Italia lo esclude ancora una volta – e puntando semmai ad una operazione di peacekeeping dell’ONU, ma solo a processo di pace già cominciato.
Serve dare una pace giusta a Kiev, su questo concorda la leader FdI, rimanendo nell’alveo sicuro dell’Alleanza Atlantica e non abbandonando i rapporti con gli Stati Uniti: una cosa invece la esclude nettamente la Premier Meloni al termine del Consiglio UE, ovvero l’uso di fondi di coesione per acquistare armi, come permesso dal piano ReArm Europe della Commissione Europea. L’Italia al tavolo europeo ha battagliato, ottenendo che venissero in maniera forzata dirottate delle risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa, elemento ad oggi reso invece facoltativo.
