Violenza e resistenza contro agenti, per la Consulta vale la tenuità reati: "Picchiarli non è sempre grave". Cosa cambia per cittadini ora dopo la sentenza

LA DECISIONE DELLA CONSULTA SULLA TENUITÀ DEI REATI CONTRO GLI AGENTI

Anche i reati contro gli agenti possono essere considerati lievi, con possibilità di attenuanti. A stabilirlo è la Corte Costituzionale, con una sentenza che apre un precedente controverso, poiché finora ciò non era previsto dalla legge.

Prima di questa decisione, chi aggrediva un agente o opponeva resistenza non poteva mai vedere il reato di cui era accusato ritenuto di lieve entità, e quindi non era possibile concedere attenuanti. La riforma Cartabia, introdotta tre anni fa, prevedeva l’automaticità di questa esclusione.



La riunione della Corte Costituzionale (ANSA 2025, Francesco Ammendola)

La Consulta, invece, l’ha dichiarata illegittima, consentendo ai giudici di valutare caso per caso se il reato sia di lieve entità e quindi se applicare le attenuanti, o addirittura una possibile non punibilità.

I RILIEVI DELLA CONSULTA E COSA SUCCEDE ORA

Il principio giuridico della “tenuità del reato” viene così esteso anche quando la vittima è un pubblico ufficiale in divisa. La decisione ha suscitato preoccupazione tra sindacati e operatori delle forze dell’ordine, i quali temono che la sentenza riduca la tutela di chi indossa la divisa e possa incentivare aggressioni, poiché alcuni potrebbero pensare di farla franca.



In Italia, infatti, ogni anno si registrano migliaia di aggressioni con feriti. Per Valter Mazzetti, segretario FSP Polizia, ogni violenza contro un agente rappresenta una violenza contro lo Stato; la sentenza della Consulta, secondo lui, potrebbe indebolire questo principio.

La decisione della Corte Costituzionale avrà effetto immediato: sarà possibile richiedere l’applicazione della tenuità del fatto, ma ciò non significa che sia lecito aggredire un pubblico ufficiale, bensì che il giudice potrà valutare ogni caso concreto, abbandonando l’automatismo legislativo e tornando alla discrezionalità giudiziaria.