Come se non bastasse un 2020 tutt’altro che positivo per la stragrande maggioranza dei conti corrente italiani, tra crisi economica, pandemia Covid-19 e perdita del lavoro, non arrivano buone notizie neanche da questo 1 gennaio 2021: per famiglie, imprese e in generale titolare di conti corrente la “novità” dal primo giorno del nuovo anno arriva sul fronte “conti in rosso”. In pratica, da oggi gli addebiti automatici potrebbero non essere più consentiti laddove i clienti non abbiano sufficienti disponibilità liquide sui propri depositi bancari.
Una mini-rivoluzione che potrebbe rendere alquanto difficoltoso, in alcuni casi, l’addebito di stipendi e fatture, ma anche utenze, contributivi previdenziali e rate di finanziamenti/mutui. L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa dal Centro Studi di Unimpresa in merito alle nuove normative Eba (Autorità Bancaria europa) che anche l’Italia dovrà adottare dal 1 gennaio 2021 in poi: «Da gennaio – spiega Unimpresa – chi ha il conto corrente scoperto corre il rischio di risultare immediatamente moroso nei confronti di vari soggetti, dalle finanziarie all’Inps, dai dipendenti alle aziende cosiddette utility (energia, gas, acqua, telefono)». Non solo, le norme Eba stabiliscono che per un mancato pagamento superiore a 100 euro – protratto per tre mesi – il cliente venga subito segnalato come “cattivo pagatore” e l’intera sua esposizione verso la banca sia classificata come «non performing loan» (NPL) con segnalazione alla centrale dei rischi.
CONTI CORRENTE: COSA SI RISCHIA?
Il rischio concreto, in caso di conti corrente in rosso o al limite (purtroppo situazione che spesso avviene in molte famiglie e imprese segnate dalla crisi che attendono stipendi/pagamenti come la manna dal cielo a fine mese) è che realmente possano essere bloccati pagamenti e conti bancari: «Il nuovo quadro regolatorio, che non è stato sufficientemente spiegato dalle banche, è preoccupante. Non saranno più possibili nemmeno piccoli sconfinamenti e questo vuol dire, per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui», spiega allarmato il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino, al Corriere della Sera.
«C’è il rischio di una fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati», conclude Politino denunciando al Mef e alla Banca d’Italia la situazione che potrebbe crearsi dal 1 gennaio e per tutti i prossimi mesi dove, tra l’altro, la crisi post-Covid potrebbe esplodere con ancor più forza. Il problema non riguarda solo i depositi bancari e il rischio di divenire subito “moroso” nei confronti del titolare del Rid, ma anche l’erogazione dei prestiti e dei finanziamenti diverrebbe a rischio.
LA SMENTITA UFFICIALE DI BANCA D’ITALIA
Con un lungo intervento pubblicato lo scorso 28 dicembre la Banca d’Italia smentisce praticamente l’intero allarme sollevato da Unimpresa e afferma: «La nuova definizione di default non modifica nella sostanza le segnalazioni alla Centrale dei Rischi, utilizzate dagli intermediari nel processo di valutazione del ‘merito di credito’ della clientela. Riguarda esclusivamente il modo con cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori per le banche e gli intermediari finanziari». Di fatto, la nuova situazione che si andrà creare può comportare «l’adozione di iniziative per assicurare la regolarizzazione del rapporto creditizio» ma comunque non introduce «un divieto a consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido». Ancora Bankitalia, linkando direttamente le novità della Centrale dei Rischi, sottolinea l’aver richiesto agli operatori «di adoperarsi per assicurare la piena consapevolezza da parte dei clienti sull’entrata in vigore delle nuove regole e sulle conseguenze che possono produrre sulle dinamiche dei rapporti contrattuali».