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Home » Esteri » Ucraina » CONTROFFENSIVA DI KIEV SU KHERSON?/ La variabile Usa e la nuova linea rossa di Mosca

  • Ucraina
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CONTROFFENSIVA DI KIEV SU KHERSON?/ La variabile Usa e la nuova linea rossa di Mosca

Int. Giuseppe Morabito
Pubblicato 28 Luglio 2022 - Aggiornato alle ore 09:42
Attacco russo nella Repubblica di Donetsk (LaPresse)

Attacco russo nella Repubblica di Donetsk (LaPresse)

Gli ucraini hanno lanciato una controffensiva su Kherson per avere una testa di ponte nel territorio occupato dai russi

Approfittando di un momento di scarsa operatività delle forze russe, dovuto probabilmente alla stanchezza per l’ormai lungo periodo di combattimenti, l’esercito ucraino ha lanciato un’offensiva su Kherson, città dell’Ucraina meridionale, da tempo sotto controllo di Mosca.

Come ci spiega in questa intervista il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “Kherson ha un’importanza strategica di primo piano. È la prima grande città al di là del fiume Dnipro, che divide in due il Paese nell’Ucraina sudorientale. Per i russi è una testa di ponte in territorio ucraino in caso dovessero riprendere le ostilità dopo una trattativa di pace, per gli ucraini riuscire a riprenderla significa fermare i russi”.


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La città poi è collegata al territorio della Crimea da un grande ponte su cui passano i rinforzi che arrivano dagli ucraini, “per questo gli ucraini lo stanno bombardando, per isolare la città” ci ha detto ancora Morabito. Allo stesso tempo, nonostante gli accordi, ci sono ancora molti punti sospesi per quanto riguarda la ripresa effettiva dell’esportazione del grano, con Mosca che minaccia di sospendere l’accordo in qualsiasi momento.


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È in corso una serie di bombardamenti sul grande ponte che collega la città di Kherson alla Crimea. Questo è il segnale di una ripresa effettiva dell’esercito ucraino?

Kherson rappresenta un obbiettivo strategico di prima importanza. È l’unica città al di là del fiume Dnipro, in pieno territorio ucraino, occupata dai russi, oltre alla Crimea e al Donbass. È ovvio che Zelensky voglia riprenderla. Oltre al significato morale, vorrebbe dire ricacciare cioè i russi al di là del fiume. È un segnale che gli ucraini vogliono rimandare i russi dall’altra parte del fiume ed è un punto di partenza se dovessero ripartire in futuro all’attacco.


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Forse per questo Zelensky ha chiesto a una delegazione del parlamento americano che si trova in Ucraina nuove armi, dicendo di avere poche settimane per riprendere il territorio occupato dai russi. Ragionare in questo modo è ragionare di guerra, nessuna trattativa. È così?

Quanto l’esercito ucraino possa lanciarsi a riprendere i territori occupati è tutto da vedere. Certamente devono muoversi prima dell’arrivo del “generale inverno”, come notoriamente viene chiamato. L’inverno in quei posti è estremamente rigido e costituisce come dice il soprannome un autentico alleato per una o per l’altra forza che si trovi in una guerra. Fu così contro Napoleone e lo fu anche contro Hitler.

Questa situazione significa che l’accordo sul grano non ha alcuna influenza su un possibile cessate il fuoco?

L’accordo sul grano ha indicato che se si vuole esiste una possibilità di parlare, l’inizio di una discussione. In realtà bisogna capire bene cosa significa questo accordo.

Cioè?

Come ha detto il viceministro degli Esteri russo, se ci saranno ostacoli alle esportazioni agricole russe, l’accordo verrà meno. È un modo di mettere le mani avanti e far capire che sono loro che decidono come e quando l’esportazione del grano può procedere. L’accordo non va visto come un segno che la Russia stia moderando la sua posizione, ma piuttosto che è Mosca a decidere quando l’Ucraina può esportare cibo e quando no.

Insomma tengono il coltello dalla parte del manico?

La guerra del grano è di vitale importanza come e forse più di quella sul terreno. La Russia è il più grande esportatore di grano al mondo, controllando circa il 18% del mercato. Se riuscisse a controllare le esportazioni di grano ucraine, occuperebbe oltre il 25% del mercato mondiale. In questo modo Mosca eserciterebbe un controllo geopolitico sui Paesi del cosiddetto Terzo mondo che non ha paragoni.

Intanto l’amministrazione Biden è divisa al suo interno sugli aiuti militari. C’è chi vorrebbe inviare armi a lungo raggio, che teoricamente potrebbero raggiungere il territorio russo. Biden frena, perché teme un’escalation che porterebbe dritti alla Terza guerra mondiale. È così?

Biden ha ragione, i russi lo hanno già detto più volte: non mettete l’Ucraina in condizioni di colpire il territorio russo. Più i russi spingono a ovest e più è difficile con le armi attuali colpire la Russia. Ma se gli americani mettono in condizione di colpire la Russia anche da lontano, è ovvio che non ci sarà mai uno stop ai combattimenti. Se la Russia vuole mettere fuori portata le armi ucraine, continuerà ad avanzare. Lavrov aveva infatti parlato di una linea rossa da non superare. Questa linea rossa è quella che ci ferma davanti a una guerra mondiale.

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Tags: Volodymyr Zelensky

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