L'Agenzia delle Entrate potenzia i controlli fiscali già da questo 2025, prevedendo i check anche nei conti bancari "di terzi".
L’Agenzia delle Entrate da tempo sta cercando di potenziare i controlli fiscali. Il 2025 è ricco in tal senso di novità: l’Agenzia governativa ha ammesso di poter effettuare accertamenti anche sui conti correnti degli stessi familiari.
L’Ade potrebbe controllare – in caso di sospetti o per semplice routine – anche i conti correnti non solo dei familiari (purché conviventi) ma anche dei soci in affari del contribuente oggetto del monitor
Nuovi controlli fiscali 2025

Con la circolare emanata quest’anno e numero 13761, l’Ade annuncia nuovi controlli fiscali che potrebbero ricadere anche nelle cerchie del contribuente per cui è partito l’accertamento.
Gli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate sui conti “altrui” ma con attinenza e legami affettivi al contribuente in questione, sono giustificati laddove il sistema rilevi delle incongruenze reddituali.
Si da il caso – per esempio – di numerose transazioni con evidente gap rispetto ai ricavi dichiarati al fisco. Sorgerebbe spontaneo domandarsi come sia possibile sostenere delle spese superiori alle proprie entrate.
Oppure un altro segnale d’allarme del fisco potrebbe nascere in caso di movimentazioni sospette verso il conto del coniuge o di un amico che potrebbe sostituirsi come “socio d’impresa”.
Presunzioni e oneri della prova
Con l’ordinanza che riporta il numero di protocollo 5527, si ammette la possibilità concessa all’amministrazione finanziaria, di poter ampliare i controlli anche sui conti correnti bancari dei congiunti/familiari a patto che convivano insieme al cittadino “sotto esame”.
La normativa vigente tuttavia, impone al Fisco l’onere di prova. L’Ade dovrà infatti comprovare di poter presumere che le eventuali somme di denaro trovate nei conti di terzi, appartengono e siano attinenti ai ricavi del principale beneficiario.
Laddove la segnalazione arrivi dalla banca, sarà il contribuente a smentire la presunzione fiscale supposta, dimostrando all’atto pratico che quei “movimenti sospetti” siano realmente privi di illecito.
Con un’ordinanza risalente ad un anno fa, la Corte di Cassazione si è pronunciata sostenendo che l’Ade ha tutto il diritto di poter controllare le movimentazione bancarie tra i coniugi al fine di scovare il reale reddito e le relative fonti del contribuente.
