Corano Europeo: l' UE finanzia con 10 milioni progetto accademico sulle radici islamiche del continente. Polemiche su criteri e legami con frange islam

Nell’Europa frammentata tra sfide tecnologiche e crisi identitarie, un progetto accademico finanziato con 9,8 milioni di euro dall’Unione Europea sta scatenando una bufera politico e culturale: il “Corano Europeo” – studio che riflette l’influenza del testo sacro islamico sulla storia continentale dal XII al XIX secolo – è diventato il bersaglio di aspre critiche da parte di eurodeputati nazionalisti, che lo accusano di essere uno spreco di risorse e un cavallo di Troia per l’islamismo.



La Commissione Europea, però, difende a spada tratta l’iniziativa del Corano Europeo: “Selezionata tra migliaia per rigore scientifico”, viene ribadito, evocando l’aura sacrale dell’eccellenza accademica.

Ma dietro questi toni rassicuranti, si cela un tema piuttosto spinoso: può un’istituzione pubblica investire milioni in una ricerca sul Corano mentre l’Europa fatica a competere con Stati Uniti e Cina nell’intelligenza artificiale o nelle energie rinnovabili?



La polemica ricorda certe dispute rinascimentali sulla traduzione della Bibbia, quando il controllo delle Scritture era strumento di potere.

Oggi, però, il dibattito verte su come un testo straniero abbia plasmato l’Occidente e il sospetto è che – in un continente turbato dal terrorismo e dalle tensioni migratorie – questo studio appaia più come un atto di supplenza culturale che di curiosità storica.

Corano Europeo: tra accademia, Fratelli Musulmani e il fantasma di Charlie Hebdo

Il cuore del Corano Europeo – progetto coordinato da quattro università tra Spagna, Italia e Francia – promette di mappare traduzioni, commenti e riletture del Corano in Europa, con un database georeferenziato e mostre itineranti.



Ma è la figura di John Tolan, storico medievale francese coinvolto nella ricerca, a gettare benzina sul fuoco: il Journal du Dimanche lo accusa di legami con l’Istituto europeo di scienze umane di Parigi – vicino ai Fratelli Musulmani – e di prendere parte a eventi organizzati da associazioni islamiche filo-erdogiane.

Tolan, autore di saggi come “Maometto l’europeo”, non è nuovo a controversie prima del Corano Europeo: nel 2020, in piena ondata di scioperi per le caricature di Charlie Hebdo, ha scritto che “le rappresentazioni offensive del Profeta hanno generato rancori post-coloniali”, una tesi che – per molti – appare come una giustificazione alla censura.

Ecco il paradosso: il Corano Europeo, progetto finanziato per decifrare le radici comuni rischia di diventare il simbolo di un’Europa che, nel nome del multiculturalismo, finanzia chi nega i suoi principi laici, come se – per rispondere alla domanda “Chi siamo?” – Bruxelles pagasse chiunque, pur di non ammettere di non avere più una risposta.

Corano Europeo: quando l’ideologia si maschera da ricerca

Ma i paradossi non finiscono qui: i fondi per il Corano Europeo arrivano da Horizon Europe, il programma per colmare il gap scientifico con gli Stati Uniti e se la Silicon Valley sforna chip quantistici, l’Europa investe in mappe storiche del Corano.

Nessuno nega il valore della ricerca umanistica, ma perché attingere a fondi destinati all’innovazione? Da non minimizzare anche lo spettro di un possibile calcolo politico: parlare di “Corano Europeo” in un’epoca di insicurezze identitarie sembra un tentativo goffo di integrare l’islam nella trama del nostro continente, come se la storia potesse medicare le ferite del presente non ancora rimarginate.

In questo scenario, in un’Unione Europea sempre più tecnocratica, persino le discipline umanistiche diventano strumenti di soft power e se Leggeri e Sardone invocano alla minaccia “islamizzazione”, si può notare l’ironia che serpeggia nella vicenda del Corano Europeo: è proprio l’ossessione per l’identità a trasformare un database accademico in un campo di battaglia.