Coronavirus, Napoli/ De Laurentiis mette in cassa integrazione i dipendenti

- Michela Colombo

Coronavirus Napoli: De Laurentiis mette in cassa integrazione una trentina di dipendenti. Nessuna novità sul taglio degli stipendi dei giocatori azzurri.

multiproprietà Calciomercato Napoli: Giuntoli e De Laurentiis (Foto LaPresse)

Mentre dunque è ancora dubbio il possibile rientro in campo per la conclusione del campionato di Serie A ed è tema caldissimo il taglio degli stipendi per i giocatori del primo campionato (su cui però è già scontro totale tra Lega e Assocalciatori), ecco che intanto anche i club cominciano ad attuare le prime misure d’emergenza per limitare al massimo i danni economici di questo stop alla stagione, forzato dall’emergenza coronavirus. Ad aprire la strada in tal senso è stato il Napoli: da oggi infatti De Laurentiis ha messo in cassa integrazione straordinaria una trentina di dipendenti del club, per un periodo di almeno due mesi. Una mossa straordinaria ma che purtroppo presto potrebbe venir seguire da molti altri club italiani (già all’estero infatti diverse società hanno dovuto optare per misure molto simili), visto il perdurare dell’emergenza sanitaria da pandemia e dunque anche lo stop alla stagione.

CORONAVIRUS NAPOLI, ADL E IL PROBLEMA DEL TAGLIO AGLI STIPENDI

Mentre dunque il club azzurro si sta muovendo per i propri dipendenti, pure non arrivano nuove da casa Napoli per quanto riguarda il taglio degli stipendi dei giocatori. Come è noto la Lega ha fatto una proposta di taglio degli ingaggi in questo momento di inattività, ma pure resta al club condurre le contrattazioni con i singoli. E se per Juventus, Inter e Cagliari non è stato troppo complicato trovare un accordo (il Milan a breve dovrebbe comunque giungere una quadra) per De Laurentiis il tema rischia di diventare spinosissimo. Come è noto già è lotta aperta  tra la dirigenza e i giocatori per la vertenza aperta sulle sanzioni (multe da oltre 2 milioni complessivi) che il club vorrebbe confermare a circa metà dello spogliatoio o poco più, dopo l’ammutinamento del 5 novembre scorso: non è dunque il contesto migliore per sedersi al tavolo della trattativa con Insigne e compagni. Pure però presto o tardi (ma si spera in tempo utile) anche la dirigenza partenopea dovrà aprire tale capitolo e purtroppo ci attendiamo parecchi scontri.





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