Germania, si ritira Brosius-Gersdorf, la candidata giudice in Corte Costituzionale proposta dalla SPD: le spaccature nel Governo Merz e nella Chiesa
SI CHIUDE (PER ORA) LA “TELENOVELA” SULLA GIUDICE ABORTISTA IN CORTE SUPREMA: IL RITIRO DI BROSIUS-GERSDORF
La candidata giudice per la Corte Costituzionale Federale di Germania, la costituzionalista Frauke Brosius-Gersdorf, ha deciso di ritirare la propria candidatura proposta lo scorso luglio dal partito SPD: le forti polemiche durate più di un mese, con le pressioni della CDU-CSU e di alcune associazioni cattoliche, alla fine hanno prevalso su una nomina che avrebbe dovuto unire il Governo Merz ma che invece ne ha acuito le forti distanze su posizioni e programmi (specie su quelli che un tempo si definivano “temi etici”).
I socialdemocratici spingevano per il ruolo di giudice costituzionale una giurista molto nota in Germania per le sue forti posizioni sia in termini di aborto ed eutanasia, che nello scontro politico: Brosius-Gersdorf teorizza infatti la messa al bando del partito di destra AfD e ha più volte criticato le posizioni dei conservatori tedeschi in materia di sanità, economia e politiche. «Mi ritiro vista la resistenza del blocco di centro-destra al Bundestag», avrebbe detto la giudice in una nota amara per la contrapposizione avvenuta sulla sua candidatura in queste settimane.

Con il Governo Merz che rischiava fortemente una spaccatura in parlamento qualora si fosse confermate la proposta della SPD sul nome di Brosius-Gersdorf, la scelta alla fine è stata quella di limitare i danni puntando alla messa di lato della giudice considerata “abortista”, con la stessa AfD che si era ritrovata a puntare su un nome proposto dalla CDU di Merz e Soeder (ovvero, Günter Spinner) per mettere all’angolo il nome avanzato dalla sinistra tedesca.
Dal diritto all’aborto anche oltre le 12 settimane previste per legge in Germania fino alla forte convinzione sulla vaccinazione obbligatoria per tutti al Covid-19 durante la pandemia, le posizioni della professoressa respinta in Corte Costituzionale sono state ampiamente criticate anche se lei stessa si è difesa più volte sottolineando di non aver tesi “estremiste” ma «moderate che riflettono il centro della nostra società».
GOVERNO DIVISO, CENTRODESTRA OTTIENE IL RITIRO: MA LA VERA SPACCATURA È NELLA CHIESA DI GERMANIA
In termini pratici, il rinvio ulteriore del voto al Bundestag concede altro tempo ai partiti della Grosse Koalition di trovare altri nomi da lanciare nella nomina a giudici costituzionali, anche perché la legge impone la scelta di due terzi del Parlamento e al momento la spaccatura sul nome di Brosius-Gersdorf rendeva alquanto impossibile tale scenario. Resta dunque la forte divisione politica sondata già su altri temi, dall’economia al riarmo, che pone la CDU (con la gemella bavarese CSU) e la socialdemocrazia nuovamente su posizioni opposte e ostili che rendono il Governo Merz tutt’altro che saldo in questo inizio legislatura.
Ma vi è un’ulteriore divisone emerse in questi mesi di forte campagna pro/contro le posizioni della giurista 54enne nominata dalla SPD: è infatti negli ambienti della Chiesa Cattolica tedesca che si sono viste posizioni anche piuttosto divergenti, con sopratutto la Conferenza Episcopale divisa tra una maggioranza che sostanzialmente “difendeva” la candidata SPD e una piccola minoranza di vescovi che invece metteva in evidenza il contrasto tra la fede cattolica e le convinzioni di Brosius-Gersdorf.
La battaglia compiuta negli anni dalla giurista e professoressa in tema di depenalizzazione dell’aborto ha convinto larga parte del Centrodestra tedesco a schierarsi contro la sua nomina a giudice del più alto organismo costituzionale in Germania: al netto delle indegne minacce di morte giunte alla donna nominata dalla SPD, che vanno condannate senza se e senza ma, all’interno della Chiesa solo due vescovi della Conferenza si sono schierati contro le tesi di Brosius-Gersdorf.
Si tratta Rudolf Voderholzer e Stefan Oster, i vescovi rispettivamente di Ratisbona e Passavia, che in una nota a luglio sottolineavano come il dovere dello Stato sia la garanzia della vita integrale di ogni persona, perciò «Qualsiasi relativizzazione dell’articolo 1 della Legge fondamentale deve essere un criterio di esclusione per l’elezione a giudice della Corte costituzionale federale».
Il diritto di vita e la dignità umana da salvaguardare sono i motivi per cui i due vescovi si sono detti contrari alla candidatura della potenziale giudice di sinistra: a far scalpore nella base elettorale cattolica è stata però la posizione espressa dal Presidente della Conferenza Episcopale, mons. Georg Bätzing. È proprio il vescovo della diocesi di Limburgo ad aver attaccato le critiche messe in campo dall’AfD, ribadendo in una intervista all’Augsburger Allgemeine che non vi è alcun danno causato dalla controversa candidata in Corte Suprema.
Anzi, per il capo dei vescovi tedeschi la legge sull’aborto è «un equilibrio intelligente tra i diritti della madre e la tutela della vita del bambino»: secondo il vescovo la nomina è una mera questione politica, «Non abbiamo bisogno di questa guerra culturale. Troppe persone ne traggono profitto».
Del resto non deve neanche troppo stupire in quanto il vescovo Bätzing è prosecutore naturale dei vescovi che negli scorsi anni hanno iniziato la formazione del Cammino Sinodale di Germania, con tesi progressiste e apertamente critiche su alcuni aspetti etici della Dottrina sociale della Chiesa, dal matrimonio egualitario al celibato dei preti da abolire. Da tempo il Vaticano guarda con attenzione all’evoluzione del sinodo tedesco, con potenziale rischio di scisma tutt’altro che campato per aria.
Fa specie infatti che su 61 vescovi della DBK solo in due si siano esposti sul tema del diritto alla vita, mentre il Comitato centrale dei cattolici (che unisce preti, laici e associazioni cristiane) da settimane ripete che votare la candidata Brosius-Gersdorf è un potenziale pericolo per la garanzia della vita e la piena tutela della dignità di nascituri e madri, contraddicendo tra l’altro la stessa Corte Costituzionale che nel 1993 arrivava a definire «La dignità umana è insita nella vita umana non ancora nata».
