Matteo Ricci e Affidopoli: cos'è a che punto è inchiesta su candidato alle Elezioni Regionali 2025. Santini lo scagiona, ma ha ammesso esistenza del sistema
Matteo Ricci, il candidato del centrosinistra alle Elezioni Regionali Marche 2025, è convinto che l’inchiesta giudiziaria che lo coinvolge non lo ha danneggiato nella corsa per la carica di governatore, nonostante gli attacchi ricevuti dai rivali “con violenza e metodi quasi ‘squadristici’“, come dichiarato nei giorni scorsi a Fanpage, eppure la conferma arriverà proprio dalle urne.
Il caso è scoppiato ufficialmente nel luglio scorso, ma in realtà dietro “Affidopoli” c’è un’inchiesta giornalistica del Resto del Carlino, seguita dall’apertura di un fascicolo da parte della procura di Pesaro.
L’accusa mossa nei confronti dell’ex sindaco di Pesaro è concorso in corruzione: l’ipotesi è che sia stato messo in piedi un sistema che tra il 2019 e 2024 affidava vari incarichi pubblici sempre alle stesse persone, nonostante non avessero i requisiti minimi, con determina di spesa a dir poco fantasiose, così come le motivazioni.

Nel mirino degli inquirenti sono finite due associazioni culturali no profit che hanno incassato quasi 600mila euro nel giro di tre anni e mezzo grazie a lavori pubblici di vario tipo, tramite affidamenti diretti, le cui modalità hanno destato i sospetti della procura. La notizia è deflagrata con le perquisizioni da Massimiliano Santini e Stefano Esposto, indagati insieme all’ex capo di gabinetto Franco Arceci.
AFFIDOPOLI, MATTEO RICCI “SCAGIONATO” DA SANTINI
L’inchiesta su Matteo Ricci, che si è allargata coinvolgendo 24 persone in tutto, ha regalato nelle settimane diversi colpi di scena, come nel caso dell’interrogatorio del suo ex collaboratore Santini, da cui sarebbe emerso che il candidato governatore delle Marche non sarebbe stato a conoscenza delle operazioni contestate né avrebbe ricavato vantaggi economici.
L’indiscrezione è stata riportata da Repubblica e confermata dalla difesa: Santini avrebbe ammesso le sue responsabilità, dichiarando di aver ricevuto del denaro, di cui però Ricci non sapeva nulla.
MATTEO RICCI E IL GIALLO DELLA CENA ELETTORALE
D’altra parte, negli ultimi giorni la Verità ha riportato la vicenda di una fattura “sospetta” legata a una cena elettorale che coinvolgerebbe Matteo Ricci con il suo staff. Il 12 aprile 2024 si tenne una cena per 1.500 persone, promossa dall’allora sindaco. Il costo preventivato all’inizio era di 20mila euro, ma poi si scese a 16mila euro.
L’associazione che organizzò l’evento avrebbe ricevuto da una fondazione controllata dal Comune una parte mancante del conto della cena, 5mila euro che non erano stati coperti inizialmente. Diversi gli elementi sospetti, come le discrepanze temporali nell’inscrizione all’albo fornitori, con retrodatamento, dell’associazione, ma anche la presunta mancanza di trasparenza nell’uso dei fondi gestiti dalla fondazione, che è sotto il controllo del Comune.
D’altra parte, non è determinato nel pezzo se ci siano già contestazioni legali formali contro Ricci per questa specifica fattura, né si sa se Ricci fosse al corrente del dettaglio dei pagamenti e se la cena abbia violato normative precise o se l’operato sia considerato illecito dai magistrati.
