In arrivo nuove regole dalla Commissione Ue. Si tratta del regolamento Count Emission Eu, metodo con cui vengono calcolate le quantità di CO2 emesse dai mezzi di trasporto. Non una questione tecnica, perché per La Verità è «uno dei tanti modi con cui l’Unione europea interviene nelle vite dei cittadini, silenziosamente e in modo pervasivo, attraverso processi torbidi». I numeri parlano chiaro: solo l’anno scorso sono stati emanati 10.512 atti, di cui 3.947 dalla Commissione europea, 1.412 dal Consiglio dell’Ue, 1.355 dalla Corte di giustizia, 1.207 dalla Direzione generale della concorrenza, 1.064 dal Parlamento europeo, 570 dalla Direzione generale dell’agricoltura, 509 dalla Direzione generale della salute. Ma sono solo gli atti pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Una iperproduzione che secondo il quotidiano serve a «confondere le acque». Inoltre, emerge come il Parlamento europeo non abbia iniziativa legislativa, visto che il motore del processo normativo è la Commissione, mentre Parlamento e Consiglio partecipano come co-legislatori.
L’altro problema è che l’attuazione del programma avviene con «strumenti normativi a totale discrezione della Commissione». Questo modus operandi, inoltre, «è viziato in origine da una visione strumentale degli atti che vengono composti in quel di Bruxelles». L’approccio non è neutrale: si parte dall’obiettivo da raggiungere. «Nel bizantino processo di produzione normativa di Bruxelles viene generato un testo di partenza, sulla base di un consenso “scientifico” creato ad arte». Stando alla ricostruzione della Verità, si chiamano soggetti presentati come esperti per partecipare alla redazione dei testi, quindi vengono escluse visioni diverse. Inoltre, il direttorato della Commissione ha un gruppo di tecnici esterni di riferimento, spesso finanziato direttamente, e che dice quello che la Commissione vuole sentirsi dire. Quindi, difficilmente l’impianto delle proposte della Commissione può essere scalfito.
“COUNT EMISSION EU IGNORA MIGLIORIE CHE FANNO INQUINARE MENO I MOTORI”
Per quanto riguarda il regolamento Count Emission Eu, si definisce un quadro comune per calcolare e rendicontare le emissioni di gas serra legate ai trasporti. Può essere applicato nel settore passeggeri e merci. L’obiettivo è fare in modo che chi usa i servizi di trasporto sappia quante emissioni di CO2 genera l’uso di quel mezzo di trasporto. Il rischio, secondo La Verità, è che i veicoli che emettono di più saranno sempre più penalizzati, mentre le alternative a minori emissioni sono e saranno molto costose. La Direzione generale di Mobilità e Trasporti (Move) ha usato consulenti esterni. Il quotidiano osserva che questo regolamento non solo è scaturito da un processo di formazione «parziale e strumentale», ma c’è pure una stortura, cioè che «non considera i miglioramenti tecnologici».
Di fronte a innovazioni che permettono ad una tecnologia di emettere di meno, il Count Emission Eu non ne tiene conto in quanto lo standard rimane fissato. Inoltre, il regolamento tiene conto dell’intero ciclo di vita del combustibile, ma i regolamenti settoriali si concentrano sugli scarichi. Pertanto, un’auto elettrica per la Commissione emette zero CO2, anche se l’energia per caricarla è prodotta con il carbone. La neutralità tecnologica è l’ultimo dei problemi per la Commissione Ue, visto che «vuole ottenere ad ogni costo è l’elettrificazione dei consumi energetici a base di fonti rinnovabili e di auto elettriche».