Covid, l'audizione di Giuseppe Ippolito che smentisce Conte e Speranza: "Da Cts solo pareri, decisioni politiche". E Cassazione riapre partita giudiziaria

LA DEPOSIZIONE CHE SMENTISCE SPERANZA E CONTE

La decisione sui lockdown e sul piano pandemico non ha nulla di scientifico, ma fu politica: è quanto emerge dall’audizione in Commissione Covid del professor Giuseppe Ippolito, che faceva parte della task force governativa all’epoca della pandemia. A darne notizia è La Verità, che riporta lo stupore che all’epoca circolava anche tra gli esperti per la decisione dell’allora governo M5S–PD di attivare le restrizioni.



I verbali della sua deposizione, risalente al 15 aprile, sono stati desecretati ed esaminati. Roberto Speranza, che all’epoca era ministro della Salute, aveva dichiarato che le decisioni per fronteggiare la pandemia erano state prese dopo aver consultato gli esperti, i quali avevano orientato le loro scelte; ma questa versione viene smentita dalle dichiarazioni di Ippolito, secondo cui i membri della task force non erano «istituzionalmente coinvolti nelle decisioni da adottare».



Anzi, l’esperto ha rivendicato il fatto di aver raccomandato le procedure previste e le metodologie del piano pandemico, ma «le decisioni erano dei funzionari del Ministero della Salute», per cui non ci fu alcuna discussione sull’adozione del piano pandemico del 2006. «Noi fornivamo pareri e la politica decideva cosa farci».

Giuseppe Conte, leader M5s alla manifestazione contro il riarmo (ANSA 2025, Fabio Cimaglia)

Nella sua deposizione, Ippolito ha criticato la gestione della pandemia, evidenziando la mancanza di un sistema per sostituire i DPI in prossimità della loro scadenza e l’arrivo tardivo dei ventilatori. Ha criticato la mancanza di una strategia complessiva, ma ha anche smontato il “mito” degli anticorpi monoclonali, dichiarando che «ci sono voluti tre anni per dire che non hanno abbattuto la carica virale». Per Ippolito, col senno di poi, si poteva pensare a un lockdown differente e alcuni pazienti potevano essere lasciati a casa, dove «avrebbero avuto sicuramente un esito migliore».



PERCHÉ RISCHIA DI RIAPRIRSI IL FRONTE GIUDIZIARIO

Nel frattempo si riapre la partita giudiziaria, perché la Cassazione ha preso una decisione importante sul reato di epidemia colposa. Il Tribunale dei ministri di Brescia aveva stabilito che questo reato si può configurare solo se si compie un’azione positiva, non se si omette un’azione dovuta.

Ma questa interpretazione è stata smentita dalla Cassazione perché, stando alle motivazioni che sono state pubblicate, il reato è configurabile anche in forma omissiva, cioè se una persona o un’autorità aveva l’obbligo giuridico di impedire un’epidemia e non lo ha fatto, è come se l’avesse causata. Il riferimento è all’articolo 40 del codice penale, secondo cui «non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo».

Nel caso concreto, un dirigente sanitario dell’ospedale di Alghero è stato accusato di non aver adottato misure di protezione dal Covid e di non aver formato adeguatamente il personale sui rischi biologici: un comportamento omissivo, secondo la procura, che ha contribuito a un focolaio interno nel 2020. In precedenza era stato assolto, ma la Cassazione ha annullato quella decisione, confermando che anche le omissioni possono integrare il reato di epidemia colposa.

LA BATTAGLIA DEI PARENTI DELLE VITTIME DEL COVID

Questa interpretazione potrebbe riaprire inchieste archiviate relative alla pandemia, come quelle sull’ex premier Giuseppe Conte e sull’ex ministro della Salute Roberto Speranza. «Ho già depositato una decina di istanze di riapertura dei processi nelle varie procure. Aspettavo proprio le motivazioni per depositare anche quella di riapertura del processo al Tribunale dei ministri di Brescia», ha dichiarato a La Verità l’avvocato Consuelo Locati, legale del team che assiste i familiari delle vittime del Covid nell’azione civile davanti al Tribunale di Roma.