Un microRNA del virus responsabile dell’infezione da Covid contribuisce ad eludere la risposta immunitaria. La scoperta è giunta nell’ambito di uno studio pubblicato in pre-print da parte di un gruppo di studiosi (Meetali Singh, Maxime Chazal, Piergiuseppe Quarato, Loan Bourdon, Christope Malabat, Thomas Vallet, Marco Vignuzzi, Sylvie van der Werf, Sylvie Behillil, Flora Donati, Nathalie Sauvonnet, Giulia Nigro, Maryline Bourgine, Nolwenn Jouvenet e Germano Cecere), teso a sottolineare questa scoperta che permette di capire, finalmente, come il virus SARS-CoV-2 interferisca con la risposta immunitaria del contagiato.
Come spiegano gli autori, “abbiamo sequenziato piccoli RNA da cellule umane infettate da SARS-CoV-2 e abbiamo identificato un micro RNA (miRNA), codificato in una regione recentemente evoluta del genoma virale. Mostriamo quindi che il miRNA codificato dal virus produce due isoforme di miRNA nelle cellule infette mediante l’enzima Dicer e queste vengono caricate nelle proteine Argonaute. Le due isoforme di miRNA virali sono state rilevate nei tamponi nasofaringei dei pazienti Covid-19 e, di conseguenza, suggeriamo che il Coronavirus utilizzi un miRNA codificato dal virus per dirottare il meccanismo dei miRNA dell’ospite ed eludere la risposta immunitaria mediata dall’interferone”.
COVID, MICRORNA ELUDE IL SISTEMA IMMUNITARIO. GLI ESPERTI: “SERVE APPROFONDIRE LE CONOSCENZE IN QUEST’AMBITO”
Al di là dei tecnicismi e del linguaggio medico-scientifico, parrebbe essere proprio questo microRNA a favorire le forme gravi di Coronavirus, anche se, ovviamente, serviranno ulteriori e approfonditi studi per poterlo affermare con assoluta certezza. Nel frattempo, gli studiosi evidenziano che la sequenza della regione genomica che codifica il CoV2-miR-7a è stata conservata evolutivamente in diverse varianti del SARS-CoV-2 ed è meno soggetta a mutazioni rispetto alla regione genomica adiacente, evidenziando
la sua rilevanza biologica per l’infezione virale.
Un limite di questa ricerca, tuttavia, consiste “nell’impossibilità di valutare se la presenza e l’abbondanza del CoV2-miR-7a siano legate in qualche modo alla progressione della malattia o all’alterata attivazione delle ISGs nei pazienti con esito grave della malattia. Pertanto, gli studi futuri affronteranno la rilevanza del CoV2-miR-7a nella progressione della malattia COVID-19. Inoltre, la recente evoluzione della sequenza CoV2-miR-7a nel genoma della SARS-CoV-2 può facilitare lo sviluppo di approcci terapeutici specifici per colpire e smorzare potenzialmente la virulenza dell’infezione”.