Aumento delle richieste di crioconservazione post mortem a seguito della pandemia di Coronavirus. A rivelarlo è un approfondimento condotto dal portale “DNyuz”, che ha interpellato, tra le altre, Alcor Life Extension Foundation, in attività dal 1972 e che, dopo l’emergenza sanitaria, ha imposto di proteggere solo il cervello. Una volta sigillato nel sacco a pelo e messo a riposare in una grande vasca di alluminio simile a un thermos riempita con azoto liquido a -196°C, la persona deceduta si affida alla scienza nella speranza di potersi un giorno risvegliare e tornare a vivere.
L’ex presidente di Alcor, Max Moore, ha sottolineato, a proposito della crioconservazione, di non riuscire a capire perché le persone “vogliano portare con sé il loro vecchio corpo scomposto. In futuro sarà probabilmente più facile ricominciare da zero e rigenerare tutto. Alla fine, basta conservare ciò che c’è nel cervello. È lì che vive la mia personalità, i miei ricordi. Tutto il resto è sostituibile”. Valeriya Udalova, ad di KrioRus, ha aggiunto che “forse il coronavirus ha fatto capire alla gente che la vita è la cosa più importante che abbiamo. Forse ha desiderato investire nel proprio futuro”.
CRIOCONSERVAZIONE: SONO GIÀ STATE CONGELATE 500 PERSONE NEL MONDO
Nell’arco di cinquant’anni, a ricorrere alla procedura di crioconservazione sono state circa 500 persone: il Cryonics Institute ospita 206 corpi, Alcor 182 corpi o cervelli di persone di età compresa tra 2 e 101 anni, KrioRus 80 e i rimanenti in altri piccole società. Come asserito a “DNyuz” da Aaron Drake, direttore clinico dell’azienda Yinfeng, i cinesi credono di “essere in grado di superare le compagnie americane e hanno costruito un programma in grado di farlo”.
Yinfeng è l’unico gruppo di crioconservazione supportato dal governo e abbracciato dai ricercatori tradizionali: “La nostra piccola unità aziendale è di proprietà di un’azienda biotecnologica privata che ha circa 8mila dipendenti e collabora con il governo su molti progetti”, ha affermato Drake, aggiungendo che il sistema di Yinfeng è “ben integrato nei sistemi ospedalieri e collabora con istituti di ricerca e università”.