C’è una crisi alimentare globale all’orizzonte? A lanciare l’allarme sono gli analisti di Rabobank, partendo dal fatto che stanno salendo sensibilmente i prezzi delle principali materie prime alimentari. L’indice agricolo globale S&P cresce da nove mesi ed è arrivato al livello più alto in 7 anni. La crescita dei prezzi conferma che non c’è stata lungimiranza o potere finanziario per accumulare scorte, ma è pur vero che ci sono diversi fattori in ballo. Il rapporto stilato da Rabobank, infatti, evidenzia un quadro complicato, in cui le scorte degli esportatori sono scese rapidamente ai minimi, mentre la Cina importa su vasta scala; a ciò si aggiunge l’impegno dei paesi al protezionismo alimentare e l’aumento dei costi di trasporto. Ma è proprio il focus Usa-Cina ad essere interessante. Gli Stati Uniti sono la banca mondiale delle riserve alimentari. Ebbene, durante la pandemia Covid le loro scorte di grano e semi oleosi è crollata quasi del 30%, soprattutto per mais e soia. Situazione ben diversa in Cina, dove la domanda cresce a dismisura. La società olandese parla di “offerte aggressive per colmare le carenze e riempire le scorte”.
Con l’impennata di importazioni agricole stanno aumentando i prezzi globali. Gli aumenti più significativi si registrano per cereali da foraggio, fonte di energia per le proteine animali e l’etanolo. Le importazioni cinesi in questo caso sono quasi triplicate in un anno per colmare un gap strutturale che non può essere risolto dalla produzione interna. La Cina, infatti, è a corto di mangime, quindi sta ricorrendo a vecchie riserve di grano nazionale per il bestiame, olio vegetale e strutto di maiale. Proprio questa strategia aggressiva della Cina sta mettendo a dura prova tutta la catena.
CRISI ALIMENTARE? I FATTORI DI RISCHIO
In questo scenario gli agricoltori sono chiamati ad una corsa senza precedenti, ma bisognerà migliorare la resa, perché non è possibile incrementare la terra coltivabile. Negli Stati Uniti, ad esempio, le piantagioni estive possono essere incrementate solo del 5% circa. Ma c’è il problema siccità. Inoltre, nel Sud America ci sono zone troppo secche e altre troppo umide. Quindi, anche la crisi climatica. C’è poi il fattore protezionismo. Molti esportatori importanti di prodotti agricoli stanno alzando tariffe e quote, isolandosi però dai mercati globali. La Russia, ad esempio, che è il più grande esportatore mondiale di grano, sta aumentando le tasse sull’esportazione del grano, mentre l’Ucraina le quote di esportazione. Discorso simile anche per l’Argentina, che invece è il più grande esportatore di mangimi proteici. L’analisi di Rabobank non prescinde dall’affrontare la questione speculativa. Ci sono fondi di Wall Street che detengono posizioni importanti, contratti di cereali, semi oleosi e bestiame per un valore di quasi 50 miliardi di dollari o il 35% del valore di tutte le esportazioni agricole Usa nell’anno scorso.
CRISI ALIMENTARE GLOBALE? GLI SCENARI
Quali sono allora gli scenari per Rabobank? Nella situazione attuale, basterebbe un piccolo problema meteorologico per mandare in crisi il settore agroalimentare. Un calo di produzione farebbe così salire i prezzi dei prodotti agricoli. Un taglio della produzione del 10% da parte di Ue, Usa o Russia potrebbe far salire i prezzi del 30%, a livelli visti nel 2012. La politica poi ha il suo peso. In caso di problemi di approvvigionamento, scatterebbero controlli sulle esportazioni. Se la Russia ponesse quel divieto di 10 anni fa anche solo su metà del suo potenziale di esportazione, il prezzo del grano potrebbe salire ai livelli del 2008. La Cina, però, è considerata il vero ago della bilancia in questa situazione. Se dovesse incrementare ancora le importazioni, i prezzi globali di mais e soia potrebbero salire del 30%. Tutto ciò tenendo conto anche del ruolo speculativo di Wall Street. Dunque, vi è un equilibrio molto fragile. A rischio non sono solo le economie più deboli, i paesi più poveri e gli importatori, ma anche chi ha redditi bassi nei paesi più ricchi. Non bisogna poi sottovalutare i contraccolpi a livello politico. Un aumento dei prezzi delle materie prime agricole potrebbe mettere in crisi il neoliberismo ed che esacerbare le tensioni geopolitiche che sono già evidenti.