I pronto soccorso sono sempre più in crisi, con un taglio del 10% delle strutture negli ultimi 10 anni. Il declino del sistema sanitario progredisce.
Che il sistema sanitario italiano sia provato negli ultimi anni non è una novità. Il ‘colpo di grazia’ è sicuramente arrivato col propagarsi del Covid tra il 2020 e il 2023, che ha messo a dura prova la gestione e la tenuta della stessa sanità. Ma ad essere particolarmente in crisi, come riporta Quotidiano sanità, è il Pronto Soccorso. I problemi principali che si incastrano tra loro sono il sovraffollamento e i tagli che negli ultimi 10 anni sono stati posti in essere, arrivando oggi al 10% di strutture in meno.
Ad essere stati ridotti sono i principali servizi di emergenza che ruotano intorno al Pronto Soccorso, includendo ambulanze, centri di rianimazione e Dipartimenti di Emergenza. I dati parlano nello specifico di un taglio totale, tra ambito pubblico e privato, del 7,7% dei Dipartimenti di emergenza, passando dai 322 nel 2013 contro i 284 del 2023. Numeri, questi, di non poco conto, che sottolineano lo stato di sofferenza in cui si trova la sanità italiana.
PRONTO SOCCORSO SOFFERENTE: I DATI
Se già colpiscono i tagli dei livelli dirigenziali, fa ancora più specie apprendere di come si sia messa in atto una ‘politica’ di progressiva riduzione di tutti quei luoghi con cui i cittadini devono confrontarsi per forza di cose. Stiamo parlando dei servizi di emergenza. I Pronto soccorso sono passati da 10 anni fa in cui erano 490 contro i 433 del 2023 (-12%), e in calo del 7% anche i Pronto soccorso pediatrici, passando da 100 a 93. Ad essere scesi sono inoltre anche i centri di rianimazione, vantando un 5% in meno sempre nell’arco degli ultimi 10 anni.
Questa situazione si va ad aggiungere alla crisi di personale. A chiusura del 2024 i numeri hanno registrato la copertura di neanche il 30% dei posti disponibili, aggravando una sofferenza già accentuata del pronto soccorso. La fuga, tra l’altro, interessa soprattutto i giovani, che probabilmente non si sentono sufficientemente valorizzati da un settore, quello sanitario, sempre più in declino.
