L’AQUILA/ Se basta un sandwich di solette a “isolare” le case dal terremoto
Ieri all’Aquila c’è stato un evento importante per quel che riguarda la prevenzione sismica, con il sollevamento di un palazzo danneggiato dal terremoto. Ne abbiamo parlato con LUIGI PATANE’

Ieri all’Aquila, a mezzogiorno, sotto lo sguardo della Madrina d’eccezione Maria Grazia Cucinotta, è stato dato il via ufficiale al sollevamento dell’edificio colpito dal sisma dell’aprile del 2009, situato in Via Rauco 10, che da sabato scorso è diventato una tappa obbligata per chi si trova nel capoluogo abruzzese. Infatti, sul condominio di sei piani, classificato come “inagibile di tipo E” (cioè con esigui danni strutturali, ma con notevoli danni agli elementi secondari) viene sperimentato l’utilizzo della tecnologia Soles, che permette di inserire degli isolatori sismici alla base dello stesso. Il cantiere resterà aperto fino a domani e sarà possibile svolgere visite guidate, oltre che seguire seminari, laboratori didattici e workshop sulla prevenzione antisismica. L’evento, chiamato “Up – Sollevamento in corso”, ha raggiunto il suo culmine proprio ieri con la partecipazione delle istituzioni locali (il Sindaco Massimo Cialente, il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano e i Vescovi Giuseppe Molinari e Giovanni D’Ercole), il Presidente di Federcase, Luciano Cecchi, e il Provveditore alle Opere pubbliche dell’Abruzzo, Donato Carlea. Per farci spiegare quanto accaduto, abbiamo raggiunto Luigi Patané, Direttore tecnico di Consta Spa, azienda titolare della tecnologia Soles, che insieme alla Fondazione 6 aprile per la vita Onlus ha organizzato l’evento.
Ci può spiegare innanzitutto qual è l’innovazione tecnica che è stata mostrata all’Aquila?
Si tratta di una tecnologia tutta italiana in grado di sollevare manufatti e fabbricati che abbiamo già sperimentato a Venezia a fronte del problema dell’acqua alta, e che può essere usata anche per edifici non adeguati dal punto di vista antisismico, che hanno subito cedimenti differenziati (cioè da un solo lato), oppure già danneggiati da un terremoto come nel caso specifico di quello dell’Aquila.
In cosa consiste praticamente questo tipo di intervento?
Si tratta di mettere l’edificio su un “vassoio rigido”, una soletta in cemento armato, e realizzare al di sotto di essa un’altra soletta che serve come punto di appoggio per il sollevamento e per inserire in questo sandwich di solette degli isolatori sismici. Per sollevare l’edificio utilizziamo martinetti idraulici (nel caso dell’Aquila 32), ognuno con una portata di 200 tonnellate, che governati da un software fanno sì che il fabbricato venga sollevato al ritmo di un centimetro all’ora, che in una giornata diventano 8-10 cm. Una volta raggiunta l’altezza di 60 cm siamo in grado in tutta tranquillità e sicurezza di montare isolatori sismici di ultima generazione. A questo punto, si può riabbassare l’edificio che si trova assolutamente “isolato” da qualsiasi terremoto.
Il vantaggio principale sembra essere quello di poter trasformare un edificio che non è costruito con criteri antisismici in uno capace di sopportare un terremoto.
Non solo: l’intervento è utile anche per quegli edifici che pur essendo stati costruiti con criteri antisismici non sono al passo con l’ultima normativa sismica entrata in vigore due anni fa. L’uso di questa tecnologia poi è molto interessante per gli edifici in muratura, quindi quelli storici. Inoltre, non richiede lo sgombero degli stabili, ne mantiene le strutture portanti e ne lascia pressoché intatta la fruibilità del piano terra.
Pensate di applicarla, dopo L’Aquila, anche in altri parti d’Italia?
Abbiamo già delle richieste, anche di privati, in zone dell’Abruzzo limitrofe all’Aquila, come Sulmona e Avezzano, che nell’aprile del 2009 sono state risparmiate dal terribile terremoto. Ma anche altre zone d’Italia chiedono interventi per dare sicurezza e serenità a chi ci abita e lavora. Dato che questa tecnologia è molto utile in fase di prevenzione e che il nostro è un Paese sismico, da Nord a Sud, intervenire su edifici sensibili come scuole e ospedali, oltre che su condomini privati, credo che sia un dovere, perché non bisogna più aspettare che accadano catastrofi, ma bisogna intervenire per tempo, dando qualità e riqualificazione urbana su tutto il territorio nazionale.
Che risposta avete avuto dall’evento di ieri?
C’è stata una forte partecipazione della popolazione, delle scolaresche e di tecnici accorsi da tutta Italia che è stata sopra ogni previsione (oltre 1.500 persone). La cosa importante è che tutti hanno avuto modo di toccare con mano, visitando il cantiere, la bontà di questo intervento. Direi che l’obiettivo che ci eravamo prefissati, che era quello di sensibilizzare sia la popolazione che i tecnici sull’importanza della prevenzione sismica, è stato raggiunto. Vorrei sottolineare il ruolo importante che ha avuto la Fondazione 6 aprile per vita Onlus, che raccoglie i parenti delle vittime del terremoto del 2009. Lavorare con loro ci ha dato una doppia motivazione nello spendere energie affinché tutti sappiano che esistono tecnologie italiane e innovative che possono, assieme ad altre, risolvere molti problemi legati alla sicurezza. Abbiamo lavorato lontano dalle nostre case, portando qualcosa di nuovo e di valido. Ma anche loro ci hanno offerto qualcosa: la loro dignità e determinazione, il modo con cui stanno affrontando il dolore e le difficoltà. Un incrocio di esperienze che è stato capace di creare qualcosa di bello.
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