Il santo che la Chiesa ricorda oggi 11 novembre è San Martino di Tours. La sua data di nascita non è conosciuta esattamente, si reputa sia nato nell’anno 316 o 317, in Pannonia, l’attuale Ungheria, e precisamente in un villaggio chiamato Sabaria Sicca. Era figlio di un ufficiale dell’esercito dell’Impero Romano, a 15 anni entrò a sua volta a fare parte dello stesso esercito, come era la tradizione dell’epoca. Martino in quel periodo viveva a Pavia, dove si era trasferito con la sua famiglia per seguire il padre nei suoi spostamenti. Ma non restò in quella località molto a lungo, la sua prima destinazione di servizio fu la Gallia. Fu qui che accadde l’episodio che è più legato al nome e alla memoria di San Martino. Si racconta che Martino si trovasse alle porte di una città insieme al suo plotone di soldati quando vide un mendicante lacero infreddolito e quasi nudo. Immediatamente mosso a compassione, Martino senza pensarci su tagliò in due parti il suo mantello e con la seconda parte coprì il mendicante. Durante quella stessa notte Martino ebbe in sogno la visione di Gesù che fece il gesto di restituirgli la metà del mantello usata per il mendicante. Quando si risvegliò, al mattino, il suo mantello era tornato integro. Martino allora era un soldato romano e quindi non professava il culto della fede cattolica: sembra che il sogno scosse Martino così profondamente che egli intraprese la strada verso il cristianesimo, al quale si convertì. Venne battezzato ritualmente il giorno di Pasqua.
Dopo la sua conversione Martino sentì la forte vocazione alla difesa della fede dalle eresie e dai culti che ne potevano intaccare la purezza e che ne potessero minare la forza. Fu così che si impegnò a fondo nella lotta a un’eresia che aveva preso molto piede e che minacciava una grossa diffusione: l’eresia ariana.
Ario, un monaco, aveva sostenuto che la natura di Gesù, seppure ugualmente divina, fosse inferiore a quella di Dio, giungendo ad ipotizzare che ci fosse stato un tempo in cui il Verbo divino non era ancora stato creato. Questa dottrina fu condannata dal Concilio di Nicea del 325 e proclamata eretica in quanto contraddiceva il principio stesso della Trinità.
Martino oltre alla sua strenua lotta alle eresie aveva la vocazione alla vita di eremita. Fu per questo, per seguire la sua natura, che per quattro anni, a partire dal 357 si recò nei pressi dell’attuale Savona ritirandosi a vivere in solitudine e preghiera.
Nel 371 fu acclamato vescovo di Tours nonostante le sue origini non nobili e il suo aspetto povero e trasandato. Martino infatti si spogliava dei suoi averi per vivere in povertà e in preghiera e donava tutto ciò che aveva ai poveri e ai mendicanti.
Poco a poco il suo nome e la sua fama cominciarono a diffondersi in ogni villaggio da lui visitato. Egli infatti aveva un suo modo di esercitare il culto molto diverso dagli altri vescovi. Martino instancabilmente viaggiava, si spostava di villaggio in villaggio, battezzava gli abitanti, insegnava la fede, predicava. Si diffuse la credenza che avesse virtù di guaritore.
Durante tutta la sua vita fondò monasteri e chiese ed evangelizzò villaggi.Morì l’8 novembre 397. Dopo la sua morte il mantello che era stato fonte della sua conversione fu conservato come una reliquia dai re di Francia, i Merovingi, e coloro che furono incaricati di conservarlo furono detti “cappellani” dal termine latino “cappella” che significa “mantello corto”. L’iconografia classica rappresenta San Martino con gli attributi che gli appartengono e cioè il mantello, il bastone e il globo infuocato. San Martino è il santo protettore degli albergatori, dei militari, dei mendicanti e degli stranieri, delle oche, e dei viticoltori ed è venerato come santo, oltre che dalla Chiesa cattolica, anche da quella ortodossa e da quella copta. La sua ricorrenza è l’11 novembre, non il giorno della sua morte ma quello dei suoi funerali.