Piramide Maya distrutta/ Operai “pigri” la scambiano per collina

- La Redazione

Un antico monumento di 2300 anni è stato trasformato in ghiaia dalle ruspe di un cantiere messicano. Gli archeologi insorgono: tutta colpa della pigrizia dei lavoratori

piramidemaya Le ruspe nel sito di Belize

Gli archeologi sono sconcertati: a Città del Messico, durante i lavori effettuati da una ditta locale per sistemare alcune strade dissestate del Belize, alcune scavatrici e ruspe hanno distrutto, senza farsi troppi scrupoli, un’antichissima piramide Maya, costruita 300 anni prima di Cristo, facendola diventare ghiaia per strade.

Il monumento mesoamericano misurava 30 metri di altezza e faceva parte del complesso Noh Mul, “collina grande”, un antico luogo di culto precolombiano, ed è stato letteralmente raso al suolo, secondo quanto hanno reso noto i media messicani, suscitando il feroce sdegno di architetti e studiosi. “Non posso credere quanto è stato fatto, è una dimostrazione di ignoranza e insensibilità”, è sbottato Jaime Awe, responsabile dell’Istituto per l’archeologia del Belize. E ha continuato: “E’ impossibile che la squadra di operai non sapesse che si trattava di una piramide Maya e non di una collina naturale”.

Rimangono ancora da chiarire alcuni punti dubbi della vicenda: perché, se la piramide si trovava in un sito archeologico, noto per i ritrovamenti di oggetti funerari, sculture, ossa umane e gioielli, adesso conservati al British Museum di Londra, è stato dato il permesso alle ruspe di accedervi? Non sarebbe stato meglio preservare in ogni modo l’antichissimo monumento, al posto di doversi trovare a piangere su una piramide trasformata in pietrisco? Awe dà la colpa alla pigrizia degli operai, che hanno deciso di demolire la piramide per non dover andare fino alla cava, pur sapendo di aver davanti un antica costruzione. Sarà anche vero, ma la sovraintendenza del sito archeologico avrebbe dovuto recintare o prendere provvedimenti per custodire la piramide, che si trova nel bel mezzo di un campo di canna da zucchero cui chiunque potrebbe avere accesso. 

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