WANNA MARCHI/ Anche l’ex televenditrice contro il giudice Esposito: la sentenza fu irregolare
Continuano a far discutere le dichiarazioni del magistrato Antonio Esposito rilasciate al quotidiano Il Mattino dopo la sentenza di condanna in Cassazione nei confronti di Berlusconi

Continuano a far discutere le dichiarazioni del magistrato Antonio Esposito rilasciate al quotidiano Il Mattino dopo la sentenza di condanna in Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi. Anche Wanna Marchi e Stefania Nobile, condannate proprio dal giudice della Cassazione per associazione a delinquere e truffa, hanno annunciato attraverso il loro avvocato di aver presentato un ricorso presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. “Dai due articoli pubblicati su Il Giornale a firma Stefano Lorenzetto nei giorni scorsi – scrive il legale delle donne, Liborio Cataliotti – è emerso infatti che, pochi giorni prima di tale verdetto e dunque della discussione del processo davanti alla Corte di Cassazione, l’esito sarebbe stato anticipato dal presidente della Sezione di Cassazione Giudicante. Il giornalista ha anche precisato che il giudice Esposito avrebbe fatto affermazioni relative all’imputata Wanna Marchi che, stando alle parole del giornalista, gli sarebbe stata ‘antipatica’ per usare un eufemismo”. Secondo Cataliotti è quindi “del tutto evidente che l’anticipazione di un giudizio da parte di uno dei componenti del Collegio Giudicante e l’espressione di sentimenti di antipatia nei confronti di un imputato” ingenera “seri dubbi sulla regolarità del giudizio”. Nonostante ciò, l’avvocato precisa che l’intento di Wanna Marchi e Stefania Nobile non è quello di “negare le proprie responsabilità penali” oppure “ottenere una scarcerazione”, ma quanto al contenuto della sentenza di Cassazione che si contesta “è il caso di rammentare come essa sia stata letteralmente smantellata già da un ulteriore ricorso per Cassazione presentato dal sottoscritto, discusso davanti ad altra Sezione della Suprema Corte nel 2011, che ha dimezzato le pene che erano state inflitte per associazione a delinquere e truffe” quel 4 marzo 2009. Dunque le due donne “intendono solo veder riconosciuto che quel giudizio è stato irregolare, per una questione di principio”. Poi conclude parlando del ricorso: “Sono ben consapevole che la Convenzione istitutiva della Corte prevede un termine di 6 mesi dalla definitività della decisione contestata, ma chiederò una rimessione in termine, essendo solo in questi giorni emersa (tramite gli articoli citati) la anticipazione dell’esito del giudizio di Cassazione prima della sua celebrazione”.
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