SIRIA/ La via della Pace

- Angelo Busetto

Il digiuno – spiega ANGELO BUSETTO – ci insegna a far prevalere non più la potenza ma la debolezza del corpo, in modo che attraverso la preghiera e l’opera torni nelle mani di Dio

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“Ma se tu non riesci ad adorare Gesù, qualcosa ti manca. Una regola, un segno. La regola è: sono un buon cristiano, sono sulla strada del buon cristiano se faccio quello che viene da Gesù e faccio quello che mi porta a Gesù, perché Lui è il centro. Il segno è: sono capace di adorare; l’adorazione. Questa preghiera di adorazione davanti a Gesù. Il Signore ci faccia capire che soltanto Lui è il Signore, è l’unico Signore. E ci dia anche la grazia di amarLo tanto, di seguirLo, di andare sulla strada che Lui ci ha insegnato”. L’ha detto Papa Francesco all’omelia della Messa celebrata a Santa Marta proprio la mattina del giorno di digiuno e preghiera per la pace. Indicando così lo scopo e il punto di arrivo di ogni azione che il cristiano compie: mettersi in adorazione davanti a Gesù, riconoscendolo come unico Signore. Sono tante le imprese nelle quali si buttano i cristiani per fare il bene; tante le iniziative di carità; tanti gli studi, le letture e i commenti della Parola; tanti i sacrifici, le devozioni, le preghiere; tanti gli sforzi, le decisioni, le buone intenzioni. Ma proprio nella giornata del digiuno e della preghiera per la pace, Papa Francesco ci invita a metterci nudi e disarmati davanti al Signore. Non rivendichiamo nessuna delle nostre opere buone, non proclamiamo nessun nostro sapere, non sprechiamo parole da dire o da commentare. Il digiuno, affinché prevalga non la potenza ma la debolezza del corpo; la preghiera, affinché l’iniziativa e l’opera tornino nelle mani di Dio. Troppo spesso usiamo i nostri progetti e intraprendiamo i nostri percorsi per giungere ai risultati che noi stessi programmiamo e pretendiamo. Il Papa ci provoca a percorrere la via del Vangelo, che si esprime nei suoi atteggiamenti e nei suoi insegnamenti.

Ci conviene fare nostro questo riferimento a Cristo, manifestato in modo così netto nella preghiera mariana ed eucaristica di sabato. Digiunare e pregare non per un’idea nostra, non per una presunzione di cui vantarsi, ma per arrivare a deporre la propria anima e il proprio corpo davanti al Signore Gesù. Con il valore che anche la nostra miseria, la nostra insufficienza, la nostra debolezza ritrovano quando si mettono in ginocchio davanti al Signore, principio e fine, sorgente della vita e suo punto di arrivo. L’umiltà della parola che tace e del silenzio che adora diventano testimonianza imponente, e anche i fratelli di altra fede o di nessuna fede vi partecipano con commozione.





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