Una maternità surrogata finita male. E’ quella di Elisa Anna Gomez, una donna americana che nove anni fa decise di intraprendere la strada dell’utero in affitto ma adesso racconta pentita la sua scelta. La donna ha parlato ieri al Senato, in un incontro organizzato dall’Associazione ProVita: la veridicità del suo racconto è stata messa in dubbio da esponenti del mondo Lgbt visto che i media americani non ne avrebbero parlato. A pubblicare la storia della donna è il Giornale, riportata poi da Dagospia: “Avevo dei problemi economici, ho deciso di registrarmi on line ad un sito per madri surrogate. Tra le varie coppie ne ho scelta una gay, che ho incontrato. Mi sono piaciuti, ho firmato il contratto e ho fatto la surrogazione, il compenso è stato di 8mila dollari. La gravidanza è andata bene, erano carini, eravamo d’ accordo che avrei mantenuto un rapporto con la bambina, ma dopo il parto hanno cambiato atteggiamento. Non mi hanno più permesso di vederla, non ho più notizie di lei. Da quando ho testimoniato al Senato americano contro la maternità surrogata mi hanno impedito di vederla”. Ed Elisa Anna Gomez ha poi aggiunto: “Voglio che si sappia che moltissime madri surrogate sono nella mia stessa situazione, vengono minacciate, costrette al silenzio, cadono in una depressione profonda. Il mondo dell’ utero in affitto non ha niente a che fare con la generosità, tutto ruota intorno ai bisogni degli adulti, non ai bambini”.