C’è un’immagine che nei giorni scorsi si è imposta con forza assumendo un’importanza così grande da essere destinata ad entrare nei libri di storia, nel capitolo riservato al fenomeno delle migrazioni. Ne è certo Ferdinando Camon che sull’Avvenire ha riservato il suo commento sulla fotografia dell’agente di polizia immortalato in strada, nel bel mezzo del violento sgombero degli immigrati avvenuto in Piazza Indipendenza a Roma. In quella foto non è da solo: di fronte a lui, una rifugiata eritrea, il volto disperato che riesce persino a bucare l’obiettivo, e quella carezza sul volto da parte del poliziotto che ha davanti. Una fotografia che evidenzia e riassume un evento storico come quello che stiamo attualmente vivendo e che apre le porte ad una serie di riflessioni, come quella dello scrittore sull’immagine chiave del caos migranti a Roma. Un’immagine che lo stesso Camon definisce “enigmatica, crudele-affettuosa, violenta-serena” ma che soprattutto difficilmente qualcuno potrà dimenticare.
LA DIFFICOLTÀ DI SCHIERARSI
E’ un pianto muto, disperato ma assolutamente dignitoso quello che travolge la giovane donna eritrea, forse una madre, davanti ad un poliziotto. A dividerli è meno di un metro. Lui, con l’elmo in testa e la visiera alzata, ha modo di guardare dritta negli occhi la sua disperazione. Non una semplice carezza, ma un gesto deciso, quello che spinge l’uomo ad afferrarle con entrambe le mani il volto distrutto dalla disperazione, quasi a farle intendere di stare a sentirlo con attenzione. Due sguardi destinati tuttavia a non incrociarsi mai: lui la fissa, lei tiene gli occhi socchiusi, gli angoli della bocca all’ingiù quasi a formare quella che in psichiatria chiamano “omega malinconico”. Il vero dolore di questa donna si nasconde in una domanda concreta: “E ora dove vado?”. A rispondere è il poliziotto che fa ciò che non dovrebbe in quanto servitore dello Stato. “Non preoccuparti, ti daranno un’altra casa” è la replica dell’agente, mentre le tiene stretta la faccia assicurandosi che lei abbia compreso. Una foto che non ha bisogno di didascalie in quanto già chiarissima così. Il figlio del poliziotto si è detto fiero del padre, artefice di qualcosa che non era nel suo dovere di agente ma che probabilmente lo era in quello di uomo. Di fronte a questo evento, Camon riflette sulla difficoltà che si incontra a schierarsi. Anche negli scontri di Piazza Indipendenza si è assistito ad un annoso conflitto, come quello esistente tra Antifone ed Hegel. “Al liceo stavo con Antigone” – spiega lo scrittore – “che tra onorare e seppellire il fratello morto o obbedire allo Stato che lo vuole insepolto, sta col fratello”. Eppure, Camon entrò in crisi quando apprese che Hegel era schierato contro Antigone poiché sosteneva che mentre il secondo rappresentava la morale della famiglia – “piccola e vecchia” – lo Stato è la morale ampia e moderna. In questo caso c’è un funzionario che ha detto ai poliziotti, seguendo le orme Hegeliane, “Se qualcuno vi tira un sasso, spaccategli il braccio”, sbagliando però da un punto di vista cristiano. “Tra lo spezzamento del braccio e la carezza sulle guance dobbiamo scegliere. Io ho scelto la seconda”, ha chiosato lo scrittore.