CL HA ROVINATO L’UNIVERSITA’ CATTOLICA?/ Un’accusa falsa che nasconde la sfida di oggi
Ha ancora senso una dialettica tra cattolici della presenza e cattolici della mediazione, come avvenne all’Università cattolica tra Cl e Giuseppe Lazzati? AGOSTINO GIOVAGNOLI

L’Università Cattolica ha superato i novant’anni e si avvicina ai cento. E’ un tempo opportuno per fare bilanci e interrogarsi sul futuro. Offre elementi preziosi in questo senso il recente volume di Nicola Raponi, Per una storia dell’Università Cattolica. Origini, momenti, figure (Morcelliana, Brescia 2017) che raccoglie i numerosi scritti di questo studioso sulla storia dell’ateneo. Il volume è ricco di suggestioni valide anche per chiedersi oggi quale sia il senso dell’aggettivo “cattolica” con cui si definisce l’Università fondata da padre Gemelli, come ha fatto mons. Mario Delpini all’apertura del nuovo anno accademico. Per l’arcivescovo di Milano dopo un tempo in cui appariva pleonastico, l’aggettivo “cattolica” è stato duramente contestato perché considerato inconciliabile con una ricerca scientifica che non tollera orientamenti, condizionamenti, limitazioni. Oggi però — ha continuato — è possibile intendere tale aggettivo nel senso di una vocazione da declinare, oltre che per quanto riguarda la formazione degli studenti e la promozione della persona, anche in rapporto al servizio della Chiesa italiana cui questo ateneo è chiamato in modo speciale.
In che senso l’Università Cattolica possa definirsi tale è un problema aperto, che emerge a tratti per poi scomparire, tornare di nuovo ad emergere e scomparire nuovamente. Talvolta, ci si chiede persino se abbia una consistenza concreta e quale sia. In un altro tempo, a tutti appariva evidente la differenza tra cattolico e non cattolico: si vedeva nella pratica religiosa, nelle convinzioni filosofiche, nei principi morali, nella condotta privata, nei comportamenti pubblici e così via. L’aggettivo cattolico, insomma, implicava una robusta appartenenza da cui discendevano molte e visibili conseguenze. Non era perciò difficile capire in che senso l’Università Cattolica fosse cattolica. Inutile dire quanto tutto questo sia ormai lontano.
Ma tra quel passato e il nostro presente c’è stato un tempo intermedio in cui il senso dell’aggettivo “cattolica” non è più apparso scontato e ci è divisi sul modo di intenderlo riguardo a questa università. E’ stato il tempo della polemica tra i cattolici della presenza e quelli della mediazione, che si sono contrapposti anche sul modo di intendere l’identità cattolica dell’Università Cattolica. Questi termini si sono affermati negli anni ottanta, ma già dal decennio precedente erano cominciate ad emergere divisioni significative che hanno avuto per protagonisti principali da un lato Comunione e liberazione e dall’altra l’Azione cattolica. Tra le espressioni più eclatanti di tale divisione c’è stato lo scontro tra Giuseppe Lazzati, a lungo rettore dell’ateneo e ora proclamato servo di Dio, e i ciellini che lo accusavano di protestantesimo. E’ uno scontro che ha visto ora la prevalenza degli uni, ora quella degli altri, ma senza un vero vincitore.
Oggi queste polemiche non sono più attuali, anche se ne restano alcune tracce. Per quanto riguarda l’Università fondata da Gemelli non è più in corso una vera discussione tra diversi significati dell’aggettivo cattolico. Per questo ateneo — come per altre istituzioni cattoliche — più che dividersi fra scelte diverse il rischio è che nessuno riesca a dare un significato concreto a tale aggettivo. Sarebbe anacronistico oltre che infondato dare la colpa ai cattolici della presenza o a quelli della mediazione di quanto invece è scaturito da un profondo cambiamento storico. Ci sono piuttosto domande di fondo da affrontare. Si può ancora parlare di identità cattolica? Molto dipende da che cosa si intende con questa parola. C’è un significato antico di identità che è tramontato e che è inutile rincorrere. Oggi il problema posto dall’aggettivo “cattolica” non va declinato in senso identitario ma storico, non riguarda un abito o una corazza da indossare ma un cammino da percorrere. E’ il senso della parola usata da mons. Delpini: vocazione. Questo termine spinge a guardare fuori, a rifiutare tentazioni di autoreferenzialità, a mettersi in sintonia con una “Chiesa in uscita”. Mentre la Chiesa di Papa Francesco sta tentando un rinnovamento davvero storico, dall’Università Cattolica possono venire solo vuoti e arroganti appelli tradizionalisti? Non è così; dentro questa università ci sono energie, disponibilità, competenze. Ma bisogna credere che c’è una vocazione cui rispondere. Non è tempo di polemiche che guardano al passato ma di impegno per il futuro.
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