Óscar Arnulfo Romero y Galdámez diventerà noto non solo come l’Arcivescovo Oscar Romero, ma anche come uno dei martiri della dittatura militare di El Salvador. La sua canonizzazione avverrà oggi. Santo di origini salvadoregne, ha cercato sempre di combattere al fianco dei poveri oppressi del suo Paese. È stato ucciso nel 1980 e dopo il trasporto d’urgenza alla Policlinica Salvadoreña sono stati diversi i fedeli che hanno voluto omaggiarlo. Come ricorda Famiglia Cristiana, è importante anche il fatto che la sua canonizzazione avverrà nello stesso giorno in cui anche Paolo VI verrà proclamato Santo. Montini, infatti, nel 1970 lo aveva nominato Vescovo. “Li ho già perdonati tutti”, aveva detto parlando di coloro che presto lo avrebbero privato della vita. e a 38 anni di distanza dalla sua trucidazione, avvenuta mentre celebrava Messa, il popolo e la Chiesa non hanno ancora dimenticato la sua figura.
OSCAR ROMERO, UCCISO DURANTE LA MESSA
La Chiesa ha riconosciuto il sacrificio dell’Arcivescovo Oscar Romero tre anni prima della sua proclamazione come Santo. Nel 2015 infatti la congregazione per la causa dei Santi ha riconosciuto il martirio del religioso, ucciso mentre celebrava Messa e per via della sua opposizione al regime dittatoriale. La Chiesa sottolinea infatti che la sua uccisione è avvenuta in “odium fidei”, un passo importante che ha permesso di completare il processo della beatificazione già avviato nel ’94 per la prima volta. “Un uomo sempre sincero”, sottolinea il fratello Gaspar Romero a Famiglia Cristiana ricordando la sua forte fede. Una caratteristica che va al di là delle tante statue e monumenti sparse in El Salvador e motivo d’orgoglio della famiglia dell’Arcivescovo. Il fratello sarà una delle figure più vicine al religioso e non solo per il legame di sangue, ma anche per il suo ruolo di autista.
IL RICORDO DEL FRATELLO GASPAR
Il suo ultimo ricordo risale a tre giorni prima del delitto, quando Oscar Romero riceve l’ennesima lettera di minacce, molto più grave delle precedenti. In quel momento però l’Arcivescovo non è preoccupato e preferisce che il fratello vada a casa, con la promessa di sentirsi in caso di bisogno. “Quella chiamata non mi arrivò mai”, evidenzia Gaspar ancora stretto nel suo forte dolore. Secondo la sua visione, la figura di Romero ricalca inoltre quella di Gesù Cristo, a causa degli insulti e dei pestaggi subiti prima della sua morte. Le diffamazioni hanno sempre cercato di distruggere la popolarità dell’Arcivescovo, ricorda ancora il fratello, tanto che alcuni organizzarono delle campagne per denigrarlo, affermando che predicasse sotto l’effetto dell’alcol o che addirittura avesse perso la ragione.