Una brutta frattura alla clavicola destra che lo ha perseguitato per tutta la vita: ne parlava la sorella Marcellina nelle sue lettere quando scriveva del fratello primo vescovo di Milano, Sant’Ambrogio. Adesso la scienza lo conferma dopo uno studio approfondito dei suoi resti: il santo aveva una frattura alla clavicola destra che gli procurava anche difficoltà nei movimenti. I resti del santo insieme a quelli dei due santi Gervaso e Protaso, anche loro simboli di Milano, sono custoditi dalla fine del IV secolo nella Basilica Martirum oggi conosciuta come Basilica di Sant’Ambrogio e anche i loro resti sono stati profondamente analizzati. Nella cripta dell’edificio per mesi hanno lavorato studiosi guidati da Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina legale e direttrice del Centro LabAnOf dell’Università Statale di Milano, coordinatrice della campagna di studi multidisciplinare che ha esaminato i resti. Il 30 novembre i risultati definitivi saranno presentati in un convegno che si tiene proprio il giorno della nascita di Ambrogio. I resti dei tre santi sono stati sottoposti a un esame antropologico e a indagini radiografiche e alla Tac degli scheletri. E’ stato esaminato anche il sarcofago di porfido in cui i resti sono stati tenuti fino a metà dell’800, oggi in una urna.
LA SCOPERTA SUI SANTI MILANESI
Grazie alla tac si potrà ricostruire in modo tridimensionale i volti dei tre santi.Già adesso è possibile dire dagli studi eseguiti che Ambrogio quando è morto era un uomo di circa 60 anni, alto un metro e 70, sano ma con la clavicola destra fratturata e il segno di un evento traumatico sul volto, una forte asimmetria sotto le orbite. Gervaso e Protaso, entrambi di età compresa fra i 23 e i 27 anni, alti più di un metro e 80, di robusta costituzione (erano due soldati) hanno confermato quello che la tradizione dice della loro morte. Gervaso ucciso a frustate, evidenti fratture costali ma anche segni sospetti di tubercolosi. Protaso decapitato come dice la fede tutti e due con segni di ferite guarite a gambe e piedi, compatibili con il fatto che erano due soldati. Ha commentato il vescovo di Milano monsignor Delpini: «Questa cura per reliquie di valore unico per la devozione della Chiesa ambrosiana e della Chiesa universale è un esercizio significativo di alleanza tra scienza/scienze e comunità cristiana. Infatti la cura e la devozione che si esprime per i santi anche venerando le loro reliquie aiuta i cristiani a non dimenticare mai che il cristianesimo è una fede costruita sull’incarnazione del Verbo di Dio in Gesù di Nazaret: la dimensione storica per il cristianesimo è irrinunciabile».