Si chiama Andrea Iavarone ed è il ragazzo che nel 2021 uccise Chiara Gualzetti, la giovane 15enne brutalmente assassinata a Monteveglio, in provincia di Bologna. Fino a pochi mesi fa il suo nome era stato tutelato dalla privacy essendo lo stesso ancora minorenne, ma con il compito della maggior età si è deciso di rendere pubblico l’autore di questo efferato delitto che portò alla morte di una sua coetanea.
Il dramma nel dramma fu che tre anni dopo anche la madre di Chiara Gualzetti morì, lasciando da solo il signor Vincenzo, il papà della giovanissima vittima. Ma chi è Andrea Iavarone? Chiara Gualzetti lo considerava un amico, al punto che il giorno che era con lui ci era uscita di proposito, non era stata obbligata con la forza. Evidentemente si sentiva al sicuro con lui ma si sbagliava, visto che ad un certo punto Andrea Iavarone esternò tutta la sua follia ammazzando a coltellate ma anche a calci e pugni la povera Chiara.
ANDREA IAVARONE, CAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE
Chi lo ha incontrato, come si legge su Fanpage nell’articolo della criminologa Anna Vagli, lo descrive come un ragazzo inquieto, una irrequietezza che evidentemente stava cercando di sopprimere ma che quel giorno di tre anni fa esplose in tutta la sua follia, uccidendo l’amica. Chiara Gualzetti sperava forse in un incontro intimo con l’amico, un bacio fugace fra adolescenti, ma invece delle labbra di lui ha trovato un coltello.
Guai però a definirlo un “pazzo”, visto che il GIP del tribunale per i minorenni di Bologna ha riconosciuto la totale capacità di volere e di intendere del giovane. Una volta arrestato, ha raccontato che “delle voci” gli avevano detto di ucciderla, ma la realtà è andata in maniera completamente diversa: solo la volontà di uccidere. E’ per questo che in aula, durante il processo, Andrea Iavarone è stato definito un narcisista patologico maligno, una definizione che abbiamo sentito anche soltanto poche settimane fa, durante la celebrazione di un altro procedimento giudiziale, quello ai danni di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della povera Giulia Tramontano.
ANDREA IAVARONE, UNA PERSONA EGOCENTRICA SENZA PENTIMENTO
Come il barman di Milano anche Andrea Iavarone venne definito una persona egocentrica, spiega ancora la criminologa Anna Vagli, che era costantemente alla ricerca di ammirazione. Un profilo che è emerso anche nel fatto che dopo l’omicidio non si sia affatto pentito, e che si sia presentato dai carabinieri con delle lenti a contatto rosse, quasi a “sfidare” le forze dell’ordine. Chiara Gualzetti ci teneva ad Andrea, al punto che qualche giorno prima di morire gli aveva scritto che se la stessa si fosse uccisa non sarebbe mancata a nessuno, ma lui, invece di rincuorarla o rimproverarla per quella frase choc, le rispose: “Ti do una mano io se vuoi”.
La fortuna di Andrea Iavarone è stata quella di essere minorenne all’epoca dei fatti, ed è proprio per questo che il tribunale lo ha potuto condannare solo a 16 anni e sei mesi di carcere, la massima pena in questi casi. A meno di 30 anni, tenendo conto dei permessi premio, potrà quindi uscire dal carcere e rifarsi una vita, vista la giovane età, cosa che invece non potrà più fare la povera Chiara.