La storia di Raffaele La Rocca, la giovane promessa del calcio morta investito il 23 giugno del 1993 e morto dopo sette giorni di agonia, torna in tv. Ne ha parlato “Chi l’ha visto?” che ha dato voce al padre del 15enne travolto davanti al campo sportivo di San Prisco, in provincia di Caserta. Doveva partire per Roma, dove avrebbe cercato una grande occasione nel mondo del calcio visto che lo voleva la Lazio. Aveva fatto diversi provini: con il Milan, la Reggina e la Fiorentina. Quel pomeriggio prese il suo motorino per raggiungere i suoi compagni di squadra e salutarli. Nessuno era ancora arrivato, quindi aspettò nel piazzale. Poi l’incidente. Per i giudici fu un incidente e il ragazzo di 17 anni, che aveva preso l’auto del padre di nascosto e investì il 15enne ottenne il perdono giudiziale. Ma per il padre della vittima fu investito di proposito, e quindi continua a lanciare appelli per invitare chi sa qualcosa a parlare. Per anni infatti i familiari di Raffaele hanno ricevuto telefonate anonime che svelano uno scenario differente.
RAFFAELE LA ROCCA, 15ENNE INVESTITO E UCCISO NEL 1993
«Il ragazzo sull’auto veniva dal centro abitato verso il campo sportivo. C’era tutta la visibilità necessaria. Vedeva tutto il piazzale», ha dichiarato a“Chi l’ha visto?” il padre di Raffaele La Rocca, che non si rassegna anche per via di una confessione del figlio. «Mi disse che era felice. Aveva il motorino, la fidanzata e doveva andare a giocare con la Lazio. Mi disse anche che era stato minacciato da un ragazzo». Dopo la morte del 15enne arrivano diverse telefonate che fanno dubitare su cosa sia successo quel giorno e su come abbia perso la vita Raffaele. «Ho ricevuto più di dieci chiamate di persone che avevano visto. Tutti mi dicevano la stessa cosa: non avevano sentito frenate, solo un botto». Chi sono queste persone e perché non si sono mai rivolte alle forze dell’ordine? «Se possono farsi vivi, anche restando anonimi, a Chi l’ha visto e parlare… Non voglio soldi, solo giustizia. Sto lottando da 25 anni e continuerò a farlo per ottenere giustizia».
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