Alberto Repossi, il gioielliere delle principesse e la storia della sua maison di Torino in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Non è importante il valore, dev’essere un simbolo. Ricordo bene le parole del principe Alberto quando mi incontrò per chiedermi di disegnare l’anello di fidanzamento della principessa Charlène», il suo esordio, parlando poi della creazione del celebre marchio torinese: «La maison nacque infatti a Torino nel 1920, con mio padre Costantino che ereditando l’attività orafa dal nonno Pietro, nel 1950 decise di aprire il primo negozio in via Lagrange: tra un anno festeggeremo il secolo di vita».
DIANA, UNA DONNA SEMPLICE
Prosegue Alberto Repossi: «Oggi non c’è più bisogno di coprire le rughe con diamanti e rubini? Ci sono altri modi per ingannare il tempo che passa, ma a proposito di collier quel testardo di mio padre Costantino, con un carattere e un talento artistico che ricorda quello di Gaia, disegnò un collier di perle con chiusura con un grande diamante solitario per la Callas. Ma lei quando scoprì che il diamante andava nascosto dietro alla nuca, si arrabbiò, salvo ricredersi quando quel gioiello fu apprezzato dalle amiche». E a proposito della principessa Diana: «Una donna semplice. Aveva scoperto le creazioni Repossi vedendo le vetrine che al tempo avevamo accanto a Cartier in Bond Street a Londra. E a parte il famoso anello che scelse per lei Dodi, avevamo appuntamento a Londra dopo quella maledetta estate del ’97 perché voleva cambiare montatura a una serie di “Royalty”, disse lei, per farne bijoux moderni».