Che cosa c’è davvero dietro il suicidio di un sacerdote francese 40enne che si è ucciso dentro la chiesa di cui era parroco, non è ancora chiaro e forse non lo sarà mai. Un gesto inaudito, totalmente contro non solo se stessi ma contro tutto quello per cui l’uomo aveva dedicato la sua vita: la Chiesa. Non a caso si è ucciso proprio dentro un edificio religioso, quasi a voler lanciare un urlo disperato a quel Dio che aveva servito fino ad allora. Si chiamava Jean Baptiste Sebe, era parroco nella chiesa della città di Rouen, Saint-Jean XXIII. Una donna lo aveva accusato di aver molestato sessualmente la giovane figlia. La cosa era nota all’arcivescovo di Rouen, ma non era stata resa nota invece alle autorità di polizia che forse, se messe al corrente, avrebbero potuto evitare il suicidio, anche ponendolo in stato di arresto.
PRETE SI SUICIDA IN CHIESA: ERA STATO ACCUSATO DI PEDOFILIA
Poi si sarebbe proceduto alle necessarie indagini del caso. Per la diocesi “resta incomprensibile un gesto del genere, anche se si sapeva che stava vivendo momenti difficili”. Se è infatti è vero che i casi di sacerdoti autori di abusi sessuali stanno venendo a galla in numero impressionante in tutto il mondo, è altrettanto vero che molte accuse si rivelano false. Magari frutto di vendette personali, magari fraintendimenti clamorosi sul modo con cui i preti si comportano con i minori. Accuse senza prove che possono provocare sconvolgimenti così devastanti da portare anche al suicidio. Non sarebbe la prima volta. Il caso più eclatante sul fronte pedofilia accaduto in Francia è quello del cardinale Philippe Barbarin, che a gennaio dovrà apparire in tribunale con l’accusa di aver coperto il caos di un sacerdote accusato di aver abusato di alcuni boy scout negli anni 80.