Maria Luigia Redoli è morta: la Circe della Versilia, condannata assieme all’amante Carlo Cappelletti per aver ucciso il marito Luciano Iacopi a Forte dei Marmi nel 1989. La donna aveva 80 anni ed era malata da tempo. Il suo caso, come ricorda La Stampa, divise l’Italia tra innocentisti e colpevolisti, tra chi credeva che la donna e l’amante fossero dei perseguitati dalla giustizia e chi invece pensava alla coppia come ad un duo criminale che aveva ordito nei minimi dettagli l’uccisione del marito della Redoli. Negli ultimi anni di carcere, alla richiesta di grazia avanzata dalla donna all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i figli si opposero provocando l’aspro commento della diretta interessata, che definì la loro missiva “una coltellata” e ribadì pubblicamente la sua innocenza: “Forte dei Marmi sa che sono una buona madre”. (agg. di Dario D’Angelo)
MARIA LUIGIA REDOLI MORTA
È morta a 80 anni, sola con i suoi cani, dopo una lunghissima malattia la “Circe della Versilia”: al secolo Maria Luigia Redoli, fu condannata assieme all’amante ex carabiniere Carlo Cappelletti (all’epoca solo 23enne) per l’omicidio del marito, Luciano Iacopi in uno dei delitti più “famosi” degli anni ottanta avvenuto a Forte dei Marmi (all’epoca vera icona delle vacanze di lusso degli italiani). Dopo 24 anni di carcere per quell’omicidio, di cui si è sempre dichiarata innocente, la “Circe della Versilia” era stata liberata con la condizionale nel 2015 e da allora viveva ad Arezzo: una grave malattia ai reni l’aveva costretta ad una vita sedentaria, fino a quanto circa una settimana fa le sue condizioni si sono aggravate tanto da doverla trasportare all’ospedale San Donato dove poi lunedì mattina (fonte Arezzo Notizie). Era costantemente assistita da due collaboratrici domestiche originarie dell’Est che le preparavano da mangiare e accudivano gli animali; tutte le settimane, le due badanti l’accompagnavano in ospedale per la dialisi, cui era costretta a sottoporsi. Di fatto aveva rotto con i figli dopo una lunga lite a distanza sia durante il carcere che nel periodo post-scarcerazione in questi ultimi tre anni. I due figli non hanno mai accettato quel delitto, avvenuto tra l’altro con loro giovani che attendevano in macchina ma hanno poi definitivamente “rotto” con Maria Luigi Redoli quando lei nel 2012 dal carcere di Opera accusò la figlia Tamara dell’omicidio.
IL DELITTO DELLA VERSILIA NEL 1989
Le cronache nazionali vennero travolte nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1989, quando una famiglia di Forte dei Marmi si ruppe definitivamente: la 50enne Maria Luigia da tempo viveva una relazione clandestina con un carabiniere, Carlo Cappelletti, e pare che i due abbiano messo in piedi il complotto per il “delitto perfetto” contro il marito di lei. Così hanno sentenziato i giudici dopo che i due amanti furono assolti in Primo Grado ma condannati in Appello e poi in via definitiva in Cassazione: lei mandante, lui esecutore, il tutto in quella notte tremenda quando con l’inganno portarono Luciano (ricco agente immobiliare) nel garage di casa dove fu accoltellato 17 volte prima di stramazzare a terra morto sanguinante. «Mentre i figli attendevano in macchina, la donna avrebbe attirato il marito nello scantinato, qui ad attenderlo ci sarebbe stato l’amante armato di coltello», riporta la ricostruzione dei pm al processo contro la “Circe della Versilia”, definita così perché grande amante della magia nera e dell’occultismo, tanto da “convincere” l’amante militare a compiere l’insano gesto. Maria Luigia si è sempre proclamata innocente, nonostante le prove emerse durante i processi e ora, all’alba degli 80 anni, si è spenta nella sua Arezzo.