Abuso di mezzi di correzione: questa l’accusa mossa nei confronti di un padre, reo di aver costretto il figlio a recitare ogni mattina tutte le tabelline. L’episodio è stato registrato a Torino, con il genitore che è finito a processo ed ha deciso di patteggiare: «Lo facevo per il suo futuro», si è difeso il padre-padrone. Come riporta Repubblica, il bimbo di otto anni ha spiegato in Tribunale: «È tre anni che lo faccio, che vado sopra da lui sono tre anni, praticamente ho iniziato a cinque. Alcune volte quando faccio il birichino papà mi picchia, mi dà degli scappellotti». E il metodo utilizzato dal papà non è stato considerato affatto educativo: finito sotto processo per maltrattamenti ed è stato allontanato dalla casa per sei mesi.
“LO FACEVO PER IL SUO FUTURO”
Il procedimento è durato sei mesi, con il padre che ha spiegato davanti al pubblico ministero Giulia Marchetti: «Lo faccio per il futuro, i bambini devono crescere in fretta e bene, chiedo di recitare le tabelline al mattino presto perché poi io sono fuori casa tutto il giorno». Gli avvocati Giuseppe Fiore e Alberto Mittone sono riusciti nell’intento di convincere il giudice ad affievolire le accuse nei confronti del padre-padrone: secondo la tesi difensiva, all’origine dei suoi metodi ci sarebbe il desiderio educativo e non di mortificazione del figlio. Ciò testimoniato anche dal fatto che il fratellino non era oggetto delle sue attenzioni, come spiegato dal piccolo Luca: «Papà lo fa solo con me perché io sono più bravo».