Nunzia Maiorano è stata uccisa praticamente un anno fa, il 22 gennaio del 2018, a Cava de Tirreni. Ad assassinarla è stato il marito, Salvatore Siani, che la colpì con 46 coltellate, e che scatenò su di lei la sua furia aggressiva con calci, pugni e addirittura morsi. Oggi quell’uomo si trova in carcere, condannato a 30 anni con il rito abbreviato, anche se i suoi legali hanno fatto ricorso in appello, e di conseguenza bisognerà attendere una nuova sentenza: «Siamo contenti per la sentenza dello scorso luglio e per i 30 anni – le parole di Giovanni Maiorano, il fratello della vittima, parlando a I Fatti Vostri – gli avvocati di Siani hanno fatto richiesta di appello e speriamo possano essere confermati i 30 anni, anche se penso che il rito abbreviato non dovrebbe valere per questi reati. Durante il processo – ha aggiunto il signor Giovanni – era come se fosse seduto in un bar, ha tenuto un atteggiamento spavaldo, ed era anche vicino a noi: non si poteva guardare, era inaccettabile».
OMICIDIO NUNZIA MAIORANO: IL FUTURO DEI 3 FIGLI
Nunzia è stata uccisa di fronte al figlio più piccolo che un anno fa aveva solo 5 anni, ma che era in grado di capire alla perfezione cosa stesse succedendo: «Il figlio presente aveva 5 anni – conferma lo zio del bimbo – quando ha assistito alla scena dell’uccisione. Ricorda perfettamente cosa successe quel giorno. Una volta mentre stava giocando con la plastilina, aveva costruito una specie di corpo e poi con un coltellino stava accoltellando la forma e mi ha detto che stava facendo quello che papà aveva fatto a mamma». Oltre al dolore per la scomparsa della madre, c’è da fare i conti con i tre figli della coppia rimasti improvvisamente senza genitori, e affidati ai due fratelli della vittima: «Giuseppe che ha 16 anni sta con mio fratello Basilio – ha aggiunto Giovanni – mentre Marica e Michele stanno con Massimo. L’8 giugno io sono diventato tutore legale di tutti e tre. Insieme contribuiamo a dare un futuro a questi ragazzi, ma sarebbe utile un fondo per avere un sostegno non solo per il quotidiano ma anche per quello che verrà, una sorta di sussidio per le vittime di femminicidio, anche perché c’è ancora un mutuo da pagare, che bisognerà in qualche modo estinguere».