Si allargano le indagini riguardanti il ponte Morandi, il viadotto tragicamente crollato il 14 agosto del 2018, che ha provocato la morte di 43 persone. Come riferito da Il Secolo XIX, la procura ha iscritto sul registro degli indagati altre 40 persone, per cui l’avviso di garanzia è stato notificato dalla giornata di ieri. Nel mirino vi sono altri dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia, ed in particolare, quelli che si occupavano del tronco autostradale ligure, nonché di Spea Engineering, azienda controlla da Aspi con la delega per le riparazioni e la prevenzione dei rischi. Nell’inchiesta anche nuovi dirigenti del ministero delle infrastrutture e per tutti le accuse sono quelle di omicidio colposo e stradale, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti. La procura di Genova ha deciso di andare a ritroso controllando di fatto gli ultimi 25 anni di attività sul ponte Morandi, partendo dall’assunto che nel corso della sua vita il viadotto del Polcevera è stato spesso e volentieri “abbandonato a se stesso”, allargando così il numero di potenziali responsabili per il disastro dell’anno scorso. In attesa di conoscere l’elenco ufficiale dei nuovo indagati si sono interrotte le operazioni di demolizione del ponte. I tecnici al lavoro hanno individuato delle tracce di amianto nella pila 8, e di conseguenza hanno dovuto mettere in stand-by i lavori. Ad annunciare la critica scoperta è stata la Commissione esplosivi, che ha sospeso immediatamente la demolizione della pila prevista per questo sabato, 9 marzo, tramite esplosione controllata. Danilo Coppe, titolare della ditta incaricata “dell’esplosione” dei piloni, la Siag, ha parlato così: «Siamo in stand by, devono essere perfezionate le analisi sulla presenza di amianto nella struttura». Gabriele Mercurio, ingegnere di polizia mineraria e membro della Commissione, ha aggiunto: «Ci sono tracce di amianto. Si tratta di quantità minime rilevate grazie a alcune indagini ‘spinte’ che al momento non hanno eguali come livello di approfondimento. Adesso – ha concluso Mercurio – attendiamo che sia valutata sotto il profilo sanitario e ambientale la compatibilità di utilizzo degli esplosivi rispetto alla presenza di amianto».
PONTE MORANDI, GENOVA: SI ALLARGA L’INCHIESTA
Ponte Morandi, 40 nuovi indagati per la strage di Genova dello scorso agosto: come riporta La Stampa, la Procura di Genova ha avviato la notifica di almeno quaranta nuovi avvisi di garanzia. Nel mirino sono finiti dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia, della controllata Spea Engineering (delegata a manutenzioni e monitoraggi) e del ministero dei Trasporti: nuovi sviluppi dopo le 21 persone iscritte nel registro degli indagati. E c’è di più: gli inquirenti hanno individuato delle responsabilità risalenti agli anni Novanta, quando solo parte del viadotto venne sottoposto a una ristrutturazione strutturale. In programma nelle prossime settimane un incidente probatorio per accertare le vere e proprie cause del massacro, con 43 persone che persero la vita. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PONTE MORANDI, RINVIATA DEMOLIZIONE PILA 8
Mentre la prima parte dei lavori di demolizione del Ponte Morandi a Genova erano cominciate col piglio giusto e senza intoppi – addirittura anticipando i tempi sul piano in programma – ora è improvviso e allarmante la decisione di non procedere, per il momento, con l’esplosione della Pila 8 del troncone ovest rimasta ancora in piedi. «In alcuni campioni prelevati dalla pila 8 dell’ex viadotto Morandi ci sono tracce di amianto. Si tratta di quantità minime rilevate grazie a alcune indagini ‘spinte’ che al momento non hanno eguali come livello di approfondimento», fa sapere Gabriele Mercurio, ingegnere di polizia mineraria e membro della Commissione esplosivi riunita in prefettura a Genova. Da qualche ora la fase di demolizione è tenuta in stand by per consentire ulteriori verifiche e controlli da parte della Commissione: ancora l’ingegnere «Adesso attendiamo che sia valutata sotto il profilo sanitario e ambientale la compatibilità di utilizzo degli esplosivi rispetto alla presenza di amianto». Secondo quanto lo stesso Mercurio ha poi spiegato all’Ansa, «Tracce di amianto sono state trovate e quindi è necessario fare una valutazione fondata scientificamente per valutare se l’esplosione possa determinare o meno problematiche di natura sanitaria o ambientale. Tutte le valutazioni di questo tipo prendono in esame la possibilità non solo dell’utilizzo dell’esplosivo ma anche di altre tecniche». La demolizione della Pila8 sarebbe dovuta andare in scena sabato mattina ma ora Danilo Coppe (Siag Srl) uscendo dalla Prefettura ha spiegato al Secolo XIX «è una situazione di “stand-by”, la demolizione di sabato è rinviata, perché va approfondito il ritrovamento di piccole quantità di materiale».
GENOVA, LE ALTERNATIVE ALL’ESPLOSIVO
I due ingegneri hanno partecipato assieme alla Commissione Esplosivi con relativo sopralluogo e ora il sindaco di Genova Marco Bucci (nonché Commissario alla Ricostruzione del Ponte Morandi) terrà nelle prossime giornate in Consiglio Comunale alcuni incontri dove approfondire eventuali piani B o C per poter demolire la Pila 8 senza esplosivo. Intanto sul fronte “parallelo” dei costi e delle conseguenze dell’immane tragedia avvenuta lo scorso 14 agosto 2018, Atlantia ha fatto sapere come il crollo del Morandi «ha comportato minori ricavi da pedaggio, oneri e accantonamenti connessi alla demolizione e al ripristino del viadotto (con espropri e indennizzi), ai risarcimenti agli eredi delle vittime e ai feriti, alle spese legali e ai contributi di prime necessità con un impatto complessivo, al netto del relativo effetto fiscale, sull’utile dell’esercizio pari a circa 371 milioni di euro (366 milioni senza l’effetto netto dell’esenzione del pedaggio sull’area genovese)», si legge nella nota che accompagna i conti del gruppo per l’anno 2018.