CUCCHI, TESTE: “CALCI A STEFANO”/ “Dovevo dire che era ok per rimanere carabiniere”

- Emanuela Longo

Superteste al processo: “calci in faccia dai carabinieri a Stefano Cucchi quella notte. Il mio superiore mi impose di dire che stava bene se volevo rimanere carabiniere”

Processo Cucchi, il superteste Processo Cucchi, il superteste in aula Francesco Tedesco (LaPresse, 2019)

Perché Francesco Tedesco ha tenuto per sé per tutti questi anni il segreto dei segreti sul caso Cucchi? Il superteste ha spiegato anche questo all’udienza di oggi, forse quella della svolta sul processo bis per la morte di Stefano: «il mio superiore (il maresciallo Roberto Mandolini, ndr) mi disse “Tu devi continuare a seguire la linea dell’Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere”». Secondo Tedesco, tale posizione venne espressa quando lui chiese come doveva comportarsi se fosse stato chiamato a deporre in merito alla morte di Cucchi: lo ha spiegato durante l’interrogatorio di oggi davanti alla Corte d’Assise di Roma, «Ho percepito una minaccia nelle sue parole» e per questo è rimasto in silenzio fino a pochi mesi fa. Per il vicepremier Luigi Di Maio in un post oggi pomeriggio su Facebook «La deposizione davanti alla Corte d’Assise del carabiniere Francesco Tedesco sulla morte di Stefano Cucchi e’ sconvolgente e restituisce dignita’ a una famiglia che chiede giustizia da anni. Rispetto e’ una parola che dobbiamo tenere bene a mente: rispetto per i Cucchi, per la loro sofferenza, per la loro legittima ricerca della verita’. E in questo senso mando un abbraccio a Ilaria e ai suoi cari, esprimendo loro la mia vicinanza per tutte le difficolta’ trascorse, per le minacce ricevute, per i momenti di dolore e di abbandono che pero’ non li hanno mai fermati. Rispetto, dunque». (agg. di Niccolò Magnani)

ILARIA CUCCHI, “LA VERITÀ FINALMENTE DOPO 10 ANNI”

«Dopo 10 anni in aula, finalmente la verità su Stefano»: così Ilaria, sorella di Cucchi, si “libera” di quel peso ignobile e indegno che per tanti anni vedeva silenzi e depistaggi da parte di tutti i protagonisti attorno alla morte dell’architetto romano. «L’abbraccio dell’Arma ci arriva oggi, caldo e finalmente rassicurante», spiega a Tg Com24 fuori dall’aula dove poco prima Francesco Tedesco aveva di fatto confessato come morì Stefano in quelle assurde ore dopo l’arresto. «Ora tutto si svolgerà su un altro piano, quello medico-legale. Mi rivolgo ai giudici: abbiate coraggio», rilancia sui social Ilaria Cucchi che accoglie positivamente la scelta fatta dal Generale Nistri con la costituzione di parte civile contro i carabinieri indagati e imputati. «La lettera scritta di proprio pugno dal generale Nistri rappresenta un momento estremamente significativo per la mia famiglia, che per anni non solo si è sentita abbandonata, ma tradita. […] Il generale Nistri ci è vicino e non manca di farci sapere che il suo dolore è il nostro, che la nostra battaglia di verità è anche la sua», conclude la sorella di Stefano Cucchi a NewsMediaset. (agg. di Niccolò Magnani)

IL SUPERTESTE: “COSÌ HANNO UCCISO STEFANO CUCCHI”

«Chiedo scusa a Stefano Cucchi e agli agenti imputati nel primo processo: per me questi nove anni di silenzio sono stati un muro insormontabile»: così in Aula al processo Cucchi ha parlato il superteste chiave, Francesco Tedesco, imputato per omicidio preterintenzionale ma soprattutto denunciante due suoi colleghi nel processo bis sulla morte di Stefano. Quanto raccontato in Aula, nel giorno in cui l’Arma dei Carabinieri si è costituta parte civile contro tutti gli agenti indagati, è impressionante: «Dopo aver provato a fare il fotosegnalamento, rifiutata, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro aggredirono il giovane. Mentre uscivano dalla sala, Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con uno schiaffo violento in pieno volto. Poi lo spinse e D’Alessandro diede a Cucchi un forte calcio con la punta del piede all’altezza dell’ano», racconta Tedesco che avrebbe tentato di fermarli quando però Di Bernardo avrebbe invece continuato a picchiare il ragazzo che cadde sul bacino, sbattendo la testa. «Poi – aggiunge il militare teste chiave – D’Alessandro gli diede un violento calcio all’altezza del volto». Intanto aprendo l’udienza oggi, il Presidente della I Corte d’Assise, Vincenzo Gaetano Capozza, ha precisato «Non bisognerebbe mai dimenticare che qui si sta celebrando un processo a cinque componenti dell’Arma dei carabinieri e non all’Arma dei carabinieri». (agg. di Niccolò Magnani)

NOVITÀ NEL PROCESSO

Nuova incredibile svolta nel caso di Stefano Cucchi, giovane geometra romano, morto nell’ottobre del 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare. Il generale dei carabinieri Giovanni Nistri ha scritto una lettera di quattro pagine su carta intestata consegnata a mano la mattina di lunedì 11 marzo a Ilaria Cucchi e pubblicata integralmente da Repubblica in cui annuncia la decisione in base alla quale l’Arma si costituirà parte civile contro i militari coinvolti nell’uccisione del giovane. Nistri ancora una volta si è inginocchiato davanti al dolore della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, e del resto della sua famiglia, impegnandosi anche a procedere disciplinarmente nei confronti dei responsabili del depistaggio e delle calunnie. Perchè, scrive il comandante generale dell’Arma, “Crediamo nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di una giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria”. La lettera di Nistri arriva come risposta alla lettera aperta scritta e pubblicata da Ilaria Cucchi sul suo profilo Facebook.

CASO STEFANO CUCCHI: LA LETTERA DEL GENERALE NISTRI ALLA SORELLA

Sono parole importanti quelle che il generale Nistri ha rivolto con la sua lettera alla sorella di Stefano Cucchi: “Mi creda, e se lo ritiene lo dica ai suoi genitori, abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”, si legge in un passaggio della stessa. Il lutto della famiglia della vittima ha addolorato anche lui, come cittadino e come padre. A differenza dell’episodio che ha coinvolto alcuni militari a Firenze, dove il contesto era chiaro e definito sin dall’inizio, spiega Nistri, “In questo caso, abbiamo purtroppo fatti sui quali discordano perizie, dichiarazioni, documenti. Discordanze che saranno però risolte in giudizio. Le responsabilità dei colpevoli porteranno al dovuto rigore delle sanzioni, anche di quelle disciplinari”. I tre accusati di omicidio preterintenzionale, pur non essendo stati rimossi sono stati però sospesi. “Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno”, ha garantito il generale.





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