Il paragone, con le dovute proporzioni, può anche passare: Manuel Valls è il Matteo Renzi francese. L’ex delfino di Francois Hollande, Jean-Marc Ayrault, si è dimesso dalla carica di premier dopo la debacle delle elezioni amministrative (che registrano l’avanzata dell’estrema destra di Marine Le Pen). Al suo posto è stato nominato, dallo stesso Hollande, l’uomo di sinistra Manuel Valls (ministro dell’Interno) che, però, conquista più simpatie tra le fila degli avversari che in quelle socialiste per essere un uomo d’ordine; gli ultimi sondaggi dicono che circa il 40% dei simpatizzanti di destra lo voterebbe contro il 20% dei sostenitori del Ps. La scelta del presidente della Repubblica francese è stata coraggiosa e rischiosa, essendo Valls una personalità invisa a molti nel partito. Ma la strada per salvare il Partito Socialista a capo del governo passa da lui, un uomo definito “aggressivo e difficile” che crede che “l’equilibrio ha qualcosa di finto, fa perdere forza, la sinistra deve invece incarnare il movimento”. Nato a Barcellona il 13 agosto nel 1962 in una famiglia cattolica, si forma politicamente libero dai retaggi classici della sinistra. Dice (come Renzi) di ispirarsi a Tony Blair, anche se in patria lo paragonano (più che al nostro presidente del consiglio) a Nicholas Sarkozy, avendo indiziato come lui la propria carriera politica come sindaco di periferia, a Envry, banlieue multiculturale di Parigi (mentre l’ex presidente francese mosse i primi passi a Neuilly-sur-Seine). Sarkozy, partito come outsider nel proprio partito, prese residenza all’Eliseo. Il futuro di Valls è già scritto?