Si è spento, a 79 anni, l’ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna. E’ morto in seguito ad una lunga malattia in una clinica privata di Sesto Fiorentino. A quanto è stato riferito, è stato cosciente sino all’ultimo. Nato nel 1933 a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze, era procuratore generale onorario della Corte di Cassazione. Entrato in magistratura nel 1959, divenne, nel 1965, Pretore presso il suo paese di nascita e a Milano; tornò a Firenze nel 1965 dove, presso la procura della Repubblica, assunse gli incarichi di sostituto, successivamente procuratore aggiunto e, infine, nel 1991, procuratore capo con funzioni di procuratore distrettuale antimafia; fu un periodo in cui si occupò di indagini relative al terrorismo di destra e di sinistra, dell’Anonima Sequestri sarda, del caso del Mostro di Firenze e degli investimenti della mafia siciliana in Toscana. Nel 1997 ottenne l’incarico di Procuratore nazionale antimafia. Lo mantenne fino al 2005, quando, per sopraggiunti limiti di età, si avvicendò con Piero Grasso. In quell’anno, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo insignì dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana. E’ stato, inoltre, presidente onorario di Magistratura indipendente. Sue furono anche alcune indagini relative alla mafiosa russa, alla strage del rapido Napoli-Milano del 1984,e alle stragi mafiose di Roma. Di recente, in un’intervista pubblica su Il Corriere della Sera, intervenne sul rapporto tra politica e magistratura, dicendo convinto del fatto che non dovrebbe esserci nessunaingerenza di un campo nell’altro e viceversa. In particolare, si era detto convinto del fatto che non è ammissibile che un magistrato, un giorno, interrompa la sua carriera per dedicarsi alla politica. Tutti potrebbero pensare, infatti, che nell’esercizio delle sue funzioni di giudice o Pm aveva in mente già da tempo di entrare in Parlamento e a quello miravano le sue azioni. Addirittura, Vigna si era spinto a dire che neppure in pensione un magistrato dovrebbe iscriversi ad un partito. Discutendo di intercettazioni, in relazione allo scandalo delle registrazioni private del presidente della Repubblica, aveva ammesso che, effettivamente, ci sono degli abusi.
Non solo. Aveva confessato che lui stesso non è stato capace di individuare le persone che riuscivano, di volta in volta, a far trapelare all’esterno materiale coperto da segreto istruttorio.