Non si tratta di storie di fantasmi, ma di testimonianze emerse dal terreno durante i lavori di restauro, del Castello Sforzesco di Milano, realizzati durante l’arco del secolo scorso e i primi anni di questo millennio. Documenti preziosissimi, oggetti d’uso quotidiano dell’epoca, carte da gioco, scarpe e altri cimeli sono stati per la prima volta esposti al pubblico in occasione della Festa del Castello. Il dottor Claudio Salsi, responsabile dei musei per il comune, ci parla di questo passato che torna nel presente.
Dottor Salsi, un’esposizione ricca quella mostrata alla Festa del Castello. Quali sono i reperti di maggior interesse?
Il Castello restituisce delle testimonianze della vita comune dei secoli passati, in occasione della festa del castello abbiamo esposto alcune curiosità e reperti eccezionali. Il principale fra questi, che ha sortito infatti maggior effetto, è il falcone di Gian Galeazzo Sforza. In realtà questo falcone venne ritrovato anni orsono, nel 1955. Era custodito in una cassetta di legno volgare. All’interno di questa c’era un cartiglio con una dedica affettuosa del giovane Gian Galeazzo datata 148… (non si sa quale anno preciso) al suo falcone che si chiamava “Brusavalle”. Questa mummia testimonia in maniera straordinariamente efficace, oltre alla “moda” della falconeria del tempo, la possibilità di entrare in contatto con il mondo di allora e le affinità della nostra epoca con quella rinascimentale.
Ma le sorprese non finiscono qui, vero?
No, un’altra “meraviglia” sono le 24 carte da gioco xilografiche trovate nel 1908 da Luca Beltrami in un pozzo durante i lavori di restauro. Sono carte recto verso, di mazzi scompagnati. Una di queste è datata 1499 il che ci dice che risalgono ancora all’epoca della corte di Ludovico il Moro. Questa carta è anche firmata da “Paulino de Casteleto”, Paolino di Castelletto, citato dai documenti dell’epoca come un maestro della raffigurazione delle carte da gioco. Sono davvero reperti molto belli, incisi con figure mitologiche e allegoriche. Ancora oggi si può gustarne la vivacità dei colori. Sono state poi rinvenute ed esposte finalmente al pubblico moltissime calzature rinascimentali e tardo rinascimentali. Queste ultime sono state scoperte in epoca molto più recente.
A proposito di scoperte recenti legate al Castello, anche lei ha trovato alcuni reperti. Vuole parlarcene?
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Sì, io stesso ho trovato reperti ceramici affiorati dalla terra smossa. Queste sono le vere “scoperte”, in quanto ultime arrivate. Infatti i ritrovamenti sono stati effettuati nel 2006 nella zona del fossato rivolta in direzione di via Lanza. Oltre alle ceramiche sono riuscito a ritrovare uno scrigno, risalente al 1600 circa. Dopo qualche mese riuscimmo poi a rinvenire addirittura i resti di una dimora del 1300 circa, con ancora tracce di decorazione pittorica, che è stata rilevata dalla sovrintendenza archeologica e poi ricoperta. Questo dimostra che lungo il fossato correva una via abitata. Francesco Sforza colmò poi tutta l’area di terra e di detriti per creare il piano del castello. Erano gli anni 1450/55. Sforza rifece del tutto l’impianto visconteo. Ho infatti recuperato lungo questa strada un paio di suole di calzature antiche di epoca imprecisata e dalla foggia molto curiosa.
Per quale motivo da un ritrovamento di un reperto alla sua pubblica esposizione passano così tanti anni?
Ci sono due ordini di fattori. Prendiamo ad esempio il falcone. Non appena lo trovarono lo dovettero catalogare, studiarono il cartiglio e lo archiviarono. Il falcone è stato poi messo in sicurezza recentemente con un intervento di tassidermia da parte di un’equipe di esperti. In secondo luogo occorre precisare che un conto sono le opere d’arte, di maggiore “urgenza” espositiva, un altro sono i reperti storici. Detto fra noi il falcone è pure brutto a vedersi, attira solo per la curiosità. Mentre ha un grande valore storico scientifico.
C’è ancora molto da scoprire sul Castello di Milano?
Certamente, soprattutto sottoterra. Si tenga presente che un tempo c’erano delle strade, dei condotti che si diramavano sotto la strada coperta della Ghirlanda. La Ghirlanda era un’architettura che faceva barriera su tre lati del castello in direzione dell’attuale corso Sempione. Se si riaprono questi cunicoli trovare altri reperti è più che probabile. Lungo la via invece che corre esattamente sotto la Ghirlanda, buttata giù nel 1893 da Beltrami, quando oramai era ridotta a un muraglione fatiscente, c’è la via coperta. Quest’ultima è oggi visitabile anche dal pubblico su prenotazione. Anni fa è stata scoperta anche una camera ipogea, ovvero sotterranea, che era adibita alla regolazione del flusso delle acque del fossato.
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