Leonardo Caffo è stato condannato a quattro anni di carcere per maltrattamenti e lesioni gravi ai danni dell’ex compagna: questa la pena decisa dal tribunale di Milano, che in primo grado ha giudicato colpevole il filosofo e scrittore. Inoltre, è stato interdetto dai pubblici incarichi per 5 anni e dovrà risarcire le parti civili per 45mila euro.
Per l’ex compagna la sentenza conferma ciò che ha raccontato, nonostante le difficoltà affrontate. Difficoltà che, ha segnalato, sono comuni per le donne che sporgono denuncia, visto che il sistema non ha gli strumenti giusti per aiutare le vittime.
LEONARDO CAFFO ANNUNCIA RICORSO IN APPELLO
Invece, Leonardo Caffo al termine della lettura della sentenza ha fatto sapere che farà ricorso in appello, pur ritenendo di vedere un futuro “pessimo“. Inoltre, si è detto dispiaciuto per le persone coinvolte e ha espresso la speranza che non vi siano casi di violenza contro le donne e di non ravvedere alcun motivo per contrastare una battaglia che ritiene “sacrosanta“.
Il filosofo ha poi aggiunto: “Va bene colpirne uno per educarne mille: io sono stato colpito, speriamo che adesso educhino anche gli altri mille“. Il 36enne non esclude che forse ‘sconta’ un clima, “parzialmente giustificato perché la violenza di genere c’è. Non sarò qui a fare il paladino dell’altro lato, non mi vendo al migliore offerente“.
LE POLEMICHE PER LA FIERA DI ROMA
Nei giorni scorsi si era parlato dello scrittore anche per l’invito alla fiera “Più libri più liberi“, in particolare per la presentazione del libro della collega Chiara Valerio, direttrice artistica dell’evento, ma erano sorte polemiche proprio per via di questo procedimento giudiziario e per il fatto che l’edizione della fiera è dedicata a una vittima di femminicidio, Giulia Cecchettin. A fronte di tutto ciò, alla fine Leonardo Caffo aveva fatto sapere pubblicamente che non avrebbe preso parte alla fiera romana della piccola e media editoria.
IL PROCESSO DI PRIMO GRADO
La richiesta dell’accusa era di 4 anni e mezzo di carcere per Leonardo Caffo e di non riconoscere le attenuanti generiche, attribuendo al filosofo un comportamento durante il processo focalizzato sulla “pulizia” della propria immagine e sullo “screditare” l’ex compagna. I giudici, invece, hanno escluso due delle tre aggravanti di cui veniva accusato. Stando a quanto ricostruito dall’accusa, i maltrattamenti sarebbero iniziati nel 2019 e sarebbero proseguiti fino al 2022, poi la donna ha deciso di denunciarlo.
Sono stati citati diversi episodi tra minacce, insulti, violenze fisiche e verbali. In una circostanza, risalente al 2020, avrebbe causato una frattura scomposta della mano con accorciamento del dito, che inizialmente era stata attribuita a una caduta sotto la doccia. Lo scrittore 36enne avrebbe anche ricoperto l’ex di “offese raccapriccianti e umilianti” al punto tale da farle perdere dignità, arrivando anche a invitarla a suicidarsi. Invece, la difesa, pur ammettendo che la relazione era diventata conflittuale, aveva negato le violenze e le aggressioni.