Il giorno 8 ottobre 1892 nasceva in Russia, a Mosca, Marina Ivanovna Tsvetaeva, una delle più grandi poetesse simboliste di quell’epoca, e di tutte le epoche. Morì molto giovane, il 31 agosto del 1944: in occasione del 123esimo anniversario dalla sua nascita, il doodle di Google è stato dedicato a lei, che viene raffigurata con una penna in mano a significare la sua grande carriera e opera poetico-letteraria. Così viene ricordata la Ivanovna da Elena Izvol’skaja, sua compagna di stanza quando studiavano insieme alla Sorbona di Parigi: con la penna in mano. Sembra infatti che Marina non si esimesse dallo svolgimento delle faccende domestiche, anzi, le portava a termine con grande vigore. Ma, non appena aveva l’ispirazione, sgombrava il tavolo della cucina per mettersi a scrivere, vergando fogli su fogli con prosa e poesia. Marina Ivanovna Tsvetaeva nacque in una famiglia benestante: suo padre era professore e sua madre pianista. Si trasferì molto giovane a Berlino, seguendo il grande amore della sua vita, Sergej Efron, un militare che aveva conosciuto quando aveva solo 17 anni. Il clima tedesco influenzò molto lo stile di scrittura della poetessa che, dopo gli esordi, molto simili a Majakovskij, si avvicinò ai romantici come Pasternak.
La vita della giovane donna non fu facile. Ebbe due figlie, Ariadna e Irina. Dovette crescerle da sola a Mosca, quando suo marito era al fronte, durante la guerra, e Irina morì di stenti. In seguito si ricongiunse a Sergej e nel 1922 i due, con Ariadna, si trasferirono a Praga. Nei suoi pellegrinaggi, Marina continuava a scrivere. Aveva pubblicato la sua prima raccolta di poesie a soli 18 anni, dal titolo Album serale, a cui era seguita La lanterna magica. nei suoi scritti, la Ivanovna sublimava il suo senso tragico della vita, e dava espressione al suo desiderio di affrancarsi da ogni tipo di legame per sentirsi veramente libera. Dopo aver vissuto a Praga per qualche anno, nel 1939 la poetessa tornò in Russia, dove però non riuscì ad ambientarsi. Pose fine alla sua vita impiccandosi. Non sono morte però le sue parole, cariche della vibrante vitalità di cui Marina Ivanovna Tsvetaeva era permeata, e che la fanno annoverare tra le maggiori scrittrici del XX secolo. Google racconta infine come molte prove per il doodle sono stata fatte che volevano rendere onore alla sua natura simbolista, con una serie di modelli che poi non sono stati utilizzati, preferendo centrare il tutto sulla figura semplice e importante della poetessa.