Il processo di integrazione europea è sempre stato in parte misterioso in parte altalenante ma, fin qui, esso è stato portato avanti secondo un disegno che ha avuto, come stella polare, la ricerca della pace e di uno sviluppo sostenibile per i popoli europei. Oggi la questione non è diversa rispetto al passato: anche oggi infatti sono molte le domande che il tema evoca e non solo per la crescente disaffezione alla costruzione europea che ci viene riportata dall’Eurobarometro. Guardandolo con disincanto, senza lasciarsi influenzare dalle visioni che il giornalismo da strapazzo e la cattiva politica ci vogliono comunicare, non si può sottrarsi alla percezione di avere di fronte un essere cresciuto troppo in fretta, come un adolescente ora bambino ora quasi uomo fatto, in molti aspetti utile e maturo, in altri ancora riottoso e inerte, alla ricerca della propria identità.
Molto è stato fatto in questi sessant’anni, non c’è dubbio, ma molto c’è da fare, a partire soprattutto dal tema dei confini, sempre cresciuti ma sempre più deboli, indifesi, lasciati all’iniziativa degli Stati. E poi, la politica estera, la crescita, la democrazia da rafforzare all’interno e da diffondere all’esterno, i valori di fondo da recuperare e per cui lottare, pur dentro le inevitabili diversità, senza restare prigionieri di ideologie che fanno della libertà senza limiti la loro bandiera.
Per leggere questo complesso fenomeno è interessante, come sempre, la voce di chi guarda con simpatia alla costruzione europea e ne individua i percorsi guardando al passato e proiettandosi verso il futuro; basti pensare ai molti richiami che sono venuti in questi anni dai diversi pontefici, che non mancano mai di puntare al cuore dell’uomo europeo, ricordandogli le sue origini, le sue radici e, quindi, la via maestra per guardare al suo futuro. Ma, anche, ai molti che conoscono e amano l’Europa e che ne prefigurano un destino positivo, ricordando a tutti che gli stati europei non potranno sopravvivere a lungo se si disgregheranno, e non solo per motivi economici.
Popoli uniti nella diversità: questo motto dell’Europa deve restare alla base del processo di integrazione, secondo un equilibrio non facile né da interpretare né da attuare ma pienamente coerente con la storia di questo vecchio continente, che ha dominato il mondo con la sua civiltà e che ora deve trovare sé stesso, ricomprendendo fino in fondo i valori che lo hanno segnato; essi sono iscritti nella sua identità, che va ricompresa, senza adorare le ceneri del proprio glorioso passato ma ritrovando, sotto le ceneri stesse, il fuoco della sua tradizione, da riscoprire ad ogni svolta della storia e da rinvigorire.