Succede, qualche volta nella vita, che un evento inaspettato ti scompagini i piani. E tu, che sei solo un bambino, ti chiedi cosa vorrà mai dire che il tuo fratellino sarà “speciale”. Poi nasce quel fratellino e allora ti chiedi: è davvero così speciale?
E’ un po’ quello che accade a Giacomo Mazzariol, autore di Mio fratello rincorre i dinosauri (Einaudi, 2016) quando i suoi genitori lo informano che di lì a nove mesi Giovanni entrerà a far parte della sua vita. Se è così speciale, continua a ripetersi Giacomo, vorrà dire che Giovanni è un supereroe. E così quel fratellino diventa una fiaba, un fumetto, un’attesa interminabile che impari ad andare in bicicletta sul modello del fratello maggiore, che impari ad arrampicarsi sugli alberi come da tradizione nella famiglia Mazzariol, che prima o poi i suoi poteri vengano fuori e che cominci a volare.
Ma no, Giovanni non è quel tipo di supereroe: a lui piacciono i dinosauri. E’ diverso: non tanto per i suoi occhi vagamente a mandorla o per l’andatura claudicante. Giovanni è diverso perché è dirompente, meravigliosamente fuori da qualsiasi schema. Forse anche troppo: perché, per Giacomo, risulta difficile fare i conti con quella parola, ai suoi occhi un’etichetta troppo ingombrante da dover associare: sindrome di Down.
Una scoperta sconvolgente, da cui scaturisce un misto di frustrazione e vergogna, perché quel fratellino da fumetto non è come te l’aspetti. Giacomo nasconde la verità ai suoi amici, ai suoi compagni di classe, perfino a se stesso, non riesce nemmeno a difenderlo dagli insulti di un gruppo di bulli. Ma ciò che Giacomo non riesce proprio a fare è catapultarsi oltre, verso prospettive mai considerate. Non riesce a liberarsi dalla gabbia della propria inquietudine. Fino a quando una realtà semplice ma per lui impensabile si svela sotto ai suoi occhi: tutti quelli che vengono a contatto con Giovanni non solo non si impantanano nel disagio, ma ne escono trasformati.
Così vale per tutti i bambini che, alla fine della recita scolastica, sull’esempio di Giò, si lanciano tra le braccia dei propri genitori, così come per Scar e Brune, compagni “musicali” di Giacomo, che tra un sorriso e un accordo di chitarra finiscono per ridere a crepapelle mentre Giovanni si scatena nel ballo.
Per Giacomo, che mette insieme gli anni passati a sprecarsi tra rimpianti e bugie, si tratta di un’epifania: Giovanni, il fratellino con un cromosoma in più, ha davvero i superpoteri. E’ capace di stravolgere ciò che lo circonda, di migliorarlo, di rendere tutto più fertile: i sentimenti positivi, il proprio essere. E’ come se aleggiasse, attorno a lui, una strana magia, così potente da tirar fuori Giacomo dalla sua gabbia.
Il segreto sta proprio qui: entrare in quell’apparentemente caotico schema e lasciarsi trascinare verso la scoperta che non c’è diversità se non la poniamo noi stessi come un limite invalicabile. La scoperta che l’amore, quello autentico, crea una connessione fisica ed emotiva che trascende le macchie del passato e conferisce ad ogni minuto che sarà un valore inestimabile. Che, sì, stare dietro al tuo fratellino comporterà spesso farsi delle domande, riempirsi la testa di scenari disparati, ma che, al tempo stesso, tutto questo si riduce di fronte alla portata del momento presente. Che è il momento della bellezza nascosta e insospettabile, tanto profonda da cogliere quanto potente nell’esplodere e contagiare gli altri.
Giovanni, per Giacomo, è tutto questo e molto altro: è il senso che colma le domande, l’affetto che sblocca il coraggio e la consapevolezza, il perno attorno a cui ruota la famiglia Mazzariol. Il supereroe che ti viene a salvare svelandoti la sua identità, che sa camuffarsi sotto varie forme, che da navigato attore dà vita al video “The Simple Interview”. Il supereroe che, dopo aver compiuto il suo dovere, tornerà sempre a rincorrere i dinosauri.