• Iscriviti alla Newsletter
  • Accedi
  • Registrati
IlSussidiario.net
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net
IlSussidiario.net
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
  • Video
  • Cronaca
  • Politica
  • Sanità
  • Economia
  • Sport
  • Turismo
  • Chiesa
IlSussidiario.net
IlSussidiario.net

Home » Cultura » Letture e Recensioni » LETTURE/ Ariosto e il Furioso, l’insoddisfazione che si trasforma in speranza

  • Letture e Recensioni
  • Cultura

LETTURE/ Ariosto e il Furioso, l’insoddisfazione che si trasforma in speranza

Emmanuele Riu
Pubblicato 6 Agosto 2016
Libro_Biblioteca_SceltaR439

Lapresse

L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto è senz'altro più di un semplice poema cavalleresco. E lascia un messaggio importante al suo lettore. EMMANUELE RIU ci spiega di cosa si tratta

«Chi è questo Ludovico Ariosto che alle gesta cavalleresche non crede, eppure investe tutte le sue forze a rappresentare scontri di paladini e d’infedeli in un poema lavorato con cura minuziosa? Chi è questo poeta che soffre di come il mondo è e di come non è e potrebbe essere, eppure lo rappresenta come uno spettacolo multicolore e multiforme da contemplare con ironica saggezza?»


MONTAGNA/ Dall'Argentera al Tricorno, le Alpi di Camanni: 30 cime e un "mondo" da salvare


Le domande di Italo Calvino, poste a sé stesso e al pubblico letterario nel 1968, risultano ancora oggi una chiave di lettura estremamente acuta dell’Orlando furioso, a cinquecento anni esatti dalla prima pubblicazione dell’opera (1516).

«Ariosto – continua Calvino – sembra un poeta limpido, ilare e senza problemi, eppure resta misterioso: nella sua ostinata maestria a costruire ottave su ottave sembra occupato soprattutto a nascondere se stesso». Niente di più vero: Ariosto mette in scena i suoi personaggi, li fa innamorare, li fa incontrare (o scontrare) e li fa duellare, in un mondo che sembra più che altro un palcoscenico sul quale agiscono unicamente loro, mentre innumerevoli comparse restano a far da sfondo; Ariosto descrive viaggi fantastici, avventure, azioni eroiche, oggetti magici, velamenti e disvelamenti; racconta storie d’amore, a tragico o a lieto fine, corteggiamenti coronati da successi o insuccessi, alti sentimenti e passioni animalesche; egli arriva infine ad esplorare gli antri più oscuri del cuore umano, e l’esempio più ovvio è la tragica pazzia per amore di Orlando. Dopo tutto questo, e attraverso tutto questo, Ariosto veramente si nasconde: se su tutto un tale complicato, intricato e movimentato panorama è steso il sottile velo filtrante dell’ironia, il volto del poeta è a sua volta velato, quasi nascosto dietro a un enigmatico sorriso.


LETTURE/ "Il Papa delle cose nuove", capire l'enigma-Prevost tra codici binari e Agostino


Ci sono tuttavia alcuni luoghi dell’opera nei quali Ariosto sembra per un momento spuntare dalla tenda del palcoscenico per parlare col pubblico, o dove – ancora di più – egli pare aprire per un momento le segrete del suo cuore al lettore: si tratta degli esordi dei canti. Travolto dalla velocità con cui le azioni e i personaggi si susseguono, a chi legge sembra quasi di poter evadere per un momento dagli affanni della vita quotidiana, per viaggiare divertito in un mondo totalmente “altro”, magico e oltre qualsiasi logica. Ma la maggior parte delle volte gli esordi, insieme agli altri interventi autoriali nei canti (rari ma comunque presenti), servono invece all’autore per puntualizzare, e per intessere una sorta di tela ragionativa leggibile come una chiave interpretativa del poema e delle sue vicende, soprattutto della sua ironia.


LETTURE/ Buber, Guardini e quella "password" che svela il senso della nostra vita


Vediamo ad esempio l’esordio al canto II:

Ingiustissimo Amor, perché sì raro
corrispondenti fai nostri desiri?
onde, perfido, avvien che t’è sì caro
il discorde voler ch’in duo cor miri?
Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
e nel più cieco e maggior fondo tiri:
da chi disia il mio amor tu mi richiami,
e chi m’ha in odio vuoi ch’adori et ami.
 (II, i)

“Amore estremamente ingiusto, perché così poche volte permetti che i desideri di due persone corrispondano? Perché ti è così cara la discordia fra due cuori?”. È il lamento di Ariosto. “Non mi permetti di giungere all’amore limpidamente corrisposto, e mi trascini nell’amore contrastato e tormentoso: mi sottrai a chi desidera il mio amore, e vuoi che io adori e ami chi mi ha in odio”.

Chiaramente, un esordio del genere (insieme ai due versi successivi, che fanno da connettivo con la materia narrata: «Fai ch’a Rinaldo Angelica par bella, / quando esso a lei brutto e spiacevol pare») ci permette di comprendere più a fondo ciò che avverrà nel canto, e cioè i ridicoli inseguimenti compiuti da Rinaldo, per giunta ingannato da un’immagine, il quale – distante anni luce dal suo dovere di paladino – insegue bramoso una donna, Angelica, che lo odia. L’ironia, l’ilarità con cui Ariosto sembra presentarci questi affannosi inseguimenti si ammanta di malinconia e tragicità se filtrata dal lamento d’esordio su Amore: questo raggiunge quindi un duplice scopo, da un lato accennando all’ironia come possibile distanziamento da quella materia dolorosa che è la contraddittorietà della vita, dall’altro rivelando che, forse, il mondo fantastico e incredibile del Furioso è meno lontano di quanto si creda dal dramma del mondo reale, il nostro.

Ariosto spesso insiste sulla validità ricorrente delle leggi che regolano la vita e l’umano agire, leggi quasi sempre incomprensibili quando non palesemente ingiuste. Nella lettura del Furioso si oscilla fra lo smarrimento piacevole nelle vicende di una dimensione totalmente altra, fantastica, e la sensazione di essere in fondo anche noi perduti nelle stesse selve dei personaggi.

Un esordio di intonazione analoga al precedente è quello del canto VIII, laddove si lamenta l’arte di incantatrici e incantatori che – dissimulando le loro reali apparenze – fanno innamorare di sé le persone legandole con lacci impossibile da sciogliere:

 

Oh quante sono incantatrici, oh quanti
incantator tra noi, che non si sanno!
che con lor arti uomini e donne amanti
di sé, cangiando i visi lor, fatto hanno.
Non con spirti constretti tali incanti,
né con osservazion di stelle fanno;
ma con simulazion, menzogne e frodi
legano i cor d’indissolubil nodi.
Chi l’annello d’Angelica, o più tosto
chi avesse quel de la ragion, potria
veder a tutti il viso, che nascosto
da finzione e d’arte non saria.
Tal ci par bello e buono, che, deposto
il liscio, brutto e rio forse parria.
Fu gran ventura quella di Ruggiero,
ch’ebbe l’annel che gli scoperse il vero.

 

La fortuna di Ruggiero, incantato da Alcina e per questo irretito dall’amore per lei, è stata ricevere in dono l’anello di Angelica, che gli ha permesso di scoprire il vero, cioè le reali sembianze – alquanto misere e orribili – della maga. E che la vicenda fantastica sia una sorta di mediazione per comunicare un contenuto ben più profondo è detto dallo stesso Ariosto in due passaggi: quando precisa che gli incantatori solitamente non sono tali per via della magia, ma per via delle loro menzogne, e nel momento in cui stabilisce un rapporto quasi allegorico tra l’anello di Angelica e “quel de la ragion”, cioè la capacità di discernere la verità. Solo questa potrebbe costituire una sicura via d’uscita dalle acque contrastanti e tempestose della vita, ma per l’epoca di Ariosto (e forse anche per la nostra) sembra essere una merce rara.

«L’allusione [del poeta] alla propria vicenda umana non intende affatto portare un’istanza autobiografica nel poema; ma stabilisce un vincolo tra il cuore del poeta e il mondo della sua poesia», ha scritto Franco Pool rispetto al Furioso. Ed è certamente così: innanzitutto, il dramma di Ariosto non nasce da qualche sfortunata e personale storia d’amore alla corte degli Este, ma è frutto di una profonda riflessione sulla condizione umana; in secondo luogo, non si può parlare con De Sanctis di poema «in cui non c’è il poeta», ma piuttosto è necessario cogliere che, nell’incessante andirivieni dei personaggi, una sola figura resta sempre con noi, ed è proprio quella del poeta.

Le intrusioni dell’autore, e soprattutto gli esordi dei canti con il loro spessore ragionativo, ci svelano il pianto che si nasconde (forse) dietro la maschera sorridente e maliziosa di Ariosto. Il pianto dunque come punto di partenza e il sorriso come punto d’arrivo di un cammino che passa per la disillusione: Ariosto è commosso d’una profonda commozione segreta, ma allo stesso tempo deride questa sua commozione e tutto il dolore dei personaggi, come prendendo coscienza della loro inutilità. Eppure i conti non tornano: al termine del poema il cuore del lettore non è pacificato in questa conclusione, perché non lo è nemmeno quello del poeta. Il senso di contraddizione che rimane e che trasuda dai versi ariosteschi sembra lasciare aperta la porta di un’insoddisfazione che può trasformarsi in flebile speranza: speranza di un possibile significato nella grande e incomprensibile tempesta della vita.


Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie di Letture e Recensioni

Ultime notizie

Gli archivi del canale di Letture e Recensioni

ilSussidiario.net

il Quotidiano Approfondito con le ultime news online

  • Privacy e Cookies Policy
  • Aiuto
  • Redazione
  • Chi siamo
  • Pubblicità
  • Whistleblowing
  • MOG 231/2001
  • Feed Rss
  • Tags

P.IVA: 06859710961

  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Password dimenticata? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
  • In primo piano
    • Ultime notizie
    • Cronaca
    • Politica
    • Economia e finanza
    • Sanità
    • Cinema e Tv
    • Calcio e altri Sport
  • Sezioni
    • Cultura
    • Energia e Ambiente
    • Esteri
    • Impresa
    • Lavoro
    • Educazione
    • Musica e Concerti
    • Motori
    • Scienze
    • Hi-Tech
    • Sanità, salute & benessere
    • Donna²
    • Milano
    • Roma
    • Oroscopo
    • Turismo e Viaggi
    • Sanremo
    • Meeting di Rimini
    • Sostenibilità e Sussidiarietà
    • Food
    • Chiesa
    • Trasporti e Mobilità
    • Osservatorio sull’informazione statistica
    • Tags
  • Approfondimenti
    • Rubriche
    • Dossier
    • Speciali
  • Riviste
    • Emmeciquadro
  • Firme & Multimedia
    • Autori
    • Intervistati
    • Editoriale
    • Foto
  • Feed Rss
  • Donazione
    • Sostieni ilSussidiario.net