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Home » Cultura » Letture e Recensioni » LETTURE/ Natale e il presepe, la strategia del silenzio per toglierli di mezzo

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LETTURE/ Natale e il presepe, la strategia del silenzio per toglierli di mezzo

Luca Nannipieri
Pubblicato 7 Dicembre 2017
natale_gesu_cristo_nativita_madonna_presepe_quadro_twitter_2017

Presepe

Pubblichiamo una anteprima del libro "Vogliono cancellare il Natale!" del critico d'arte LUCA NANNIPIERI, in uscita il 7 dicembre, in allegato al quotidiano "Il Giornale"

La guerra ai simboli cristiani è una guerra silenziosissima. Nessuno prende a picconate una Madonna del Trecento, una Deposizione, un crocifisso ligneo. Nessuno mette bombe in chiesa o in convento. Hanno capito che, per cancellare il Cristianesimo, non bisogna mettere esplosivo nelle sagrestie e nei luoghi di preghiera (come avvenne in Spagna, nel 1909, durante la “Semana Tragica”, oppure oggi in Nigeria con i terroristi islamici di Boko Haram); non bisogna incendiare cumuli di libri giudicati blasfemi (come accadde nel 1933 nella Germania nazista); non bisogna ridurre in briciole templi, sculture e bassorilievi (come fa l’Isis con le archeologie di Palmira, Aleppo e Mosul). Sono azioni troppo eclatanti. Per cancellare il Cristianesimo, bisogna relegarlo a fatto privato. Credi in Gesù? Bene, è un affare tuo privato, che devi gestire tra le mura domestiche, tra la camera e il sottoscala. Fuori, negli luoghi pubblici, non ci deve essere spazio per simboli religiosi, perché i luoghi pubblici, ovvero piazze, strade, incroci, scuole, ospedali, tribunali, uffici, sono tutti ambienti neutrali, che non devono parteggiare per alcuna religione. 


Auguri buon Natale 2025/ Frasi, immagini e canzoni per i vostri messaggi WhatsApp del 25 dicembre


Così, negli ultimi decenni, si sta diffondendo questa nuova cultura “neutrale” che tende a scristianizzare gli spazi di vita. Perché nelle vetrine dei negozi, nei supermercati, nelle scuole, sono quasi scomparsi i presepi, con Gesù Cristo, Maria e Giuseppe? Perché, appunto, è permeata oramai la convinzione che, anche a Natale, gli spazi di pubblica fruizione non possono avere riferimenti cristiani. Nel 2003 Adel Smith, allora Presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, fece una battaglia al Tribunale dell’Aquila per togliere i crocifissi dalle scuole. Ma i veri soldati di questa guerra hanno capito che il clamore è la peggior arma, perché suscita una reazione in chi è contrario. L’arma più affilata sono i guanti bianchi del silenzio. Togli un presepe dalla piazza e, al suo posto, fai un’iniziativa sulla condivisione. Togli un crocifisso da un’aula e ci metti un mappamondo. Togli una recita su Gesù e fai una recita sull’amore. Togli una canzone, tipo “Tu scendi dalle stelle”, e fai cantare ai bambini un ritornello generico sull’amicizia. La guerra europea ai simboli cristiani non ha bombe tra le mani, si presenta sorridente e accogliente, ma con il pretesto di diffondere pace e integrazione, sta cancellando due millenni di civiltà. 


LUZ EN LA NOCHE/ Nuove canzoni per il Bambinello che da duemila anni rinasce


Ma cosa accadrebbe se si desse piena attuazione al volere di quanti affermano, come l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che “in uno Stato laico la presenza di simboli costituisce un inammissibile privilegio per la religione cattolica”? Cioè cosa accadrebbe se veramente volessimo togliere tutti — tutti! — i riferimenti a Gesù Cristo dagli spazi pubblici, ovvero da piazze, strade, incroci, scuole, tribunali, teatri, ospedali, uffici, cimiteri? Se lo spazio pubblico deve essere neutro, provate a pensare cosa significhi togliere o coprire o cancellare ogni testimonianza espressiva, artistica, storica, linguistica, proverbiale, architettonica, cartacea, documentaria, che abbia un riferimento a Cristo. Ci troveremmo di fronte alla più grande opera di censura mai avvenuta nella storia. Una parte di questa censura sta già avvenendo. Tocca a noi decidere se accettare che prosegua oppure rivendicare con orgoglio che la nostra civiltà, dopo l’ellenismo, è civiltà anzitutto cristiana.

Tags: Natale

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