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Home » Cronaca » DA HONG KONG AL VENEZUELA/ Le libertà calpestate e i silenzi del governo

  • Cronaca

DA HONG KONG AL VENEZUELA/ Le libertà calpestate e i silenzi del governo

Monica Mondo
Pubblicato 31 Agosto 2020
L'attivista di Hong Kong Nathan Law mentre parla davanti alla Farnesina (LaPresse)

L'attivista di Hong Kong Nathan Law mentre parla davanti alla Farnesina (LaPresse)

Natan Law, Armando Armas, Rufo Chacón: nomi, insieme ad altri, che il governo italiano dovrebbe conoscere. Invece non muove un dito

L’altro giorno, a Roma, davanti alla Farnesina, mentre l’abbronzatissimo ministro degli Esteri riceveva in pompa magna l’omologo cinese in tour europeo, tentavano di attirare l’attenzione (scarsa) della stampa due personaggi, di non poco conto. Nathan Law, leader di Demosisto, il movimento democratico degli studenti a Hong Kong, un ragazzo di 28 anni che subisce l’esilio e ha già subito l’arresto per opporsi allo scarpone militare cinese nel suo paese. E Armando Armas, avvocato, presidente della Commissione Esteri del Parlamento legittimo di Juan Guaidó, capofila della resistenza nel suo Venezuela a Maduro.


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Armas è stato eletto con gran numero di voti popolari, è scampato a un tentato omicidio, vive anch’egli in esilio, e l’altra mattina sua madre, giudice penale in pensione, è stata caricata su un blindato delle forze speciali venezuelane che l’hanno portata via. L’ha annunciato il figlio in un tweet, chiedendo allerta e sostegno. Armas si trova in Italia, è italo-venezuelano, e dovrebbe godere del supporto e della tutela dell’Italia. Per ora nessuno al governo si è preso la briga di offrirglieli, e quanto alla stampa, zero assoluto, salvo rare eccezioni.


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Guaidó funzionava quando si credeva che avrebbe avuto responsabilità di governo, e correvano in tanti a farsi i selfie con lui. In tanti, ma non i ministri dell’attuale maggioranza: abbiamo il privilegio di essere l’unico paese europeo, e non solo, a non aver mai riconosciuto Guaidó come legittimo primo ministro e Maduro come un usurpatore.

Così come siamo stati i primi ad accogliere Wang Yi, sorvolando (salvo una battuta subito stoppata) su Hong Kong e magari anche sugli Uiguri, che tanto nessuno sa chi sono, e pur essendo islamici non interessano, anche se vittime del genocidio più crudele del XXI secolo. Follow the money, si dirà, con la Cina tutti fanno affari e la Cina non si tocca. Anzi, si fa a gara per spalancarle porti e porte, e noi italiani siamo bravissimi, Grillo docet, grillini eseguono e Pd si accompagna.


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Ma con Maduro i soldi non centrano, può solo l’ideologia. Perché poi pare difficile credere ai difensori dei diritti umani che girano la testa dall’altra parte quando si tratta di toccare i gloriosi artefici delle rivoluzioni, gli eredi del sogno castrista. Ricordiamo che la polizia di Maduro è solita intimidire gli oppositori, tanto più se in esilio, incarcerando e torturando familiari e amici, che non di rado spariscono, desaparecidos come nel Cile di Pinochet o nell’Argentina di Videla, anche se quelli erano fascisti.

I vescovi del Venezuela denunciano “l’umiliazione, lo scherno e il dolore causati ai fratelli, come il capitano di marina Rafael Acosta Arévalo, morto a causa delle torture dei sui rapitori, e un giovane Rufo Chacón Parada, sfigurato e reso cieco dalla polizia solo perché dimostrava per la mancanza di gas domestico”. Era il 3 luglio. Qualcuno ha letto queste dichiarazioni che si dilungano, accurate, chiedendo che si fermino abusi e violazioni? Il nostro paese ha preso provvedimenti per esigere rispetto dei diritti umani? Sappiamo garantire almeno amicizia a un nostro concittadino, che dall’Italia sa che sua madre, anziana, magistrato, è stata trattenuta con un interrogatorio di 24 ore e minacciata in qualche galera lager del governo popular? C’è qualcuno in Parlamento, magari cattolico, che tra una polemica sulle mascherine e sul Billionaire e un appello per il taglio alla politica, ricordi il dovere di alzare la voce per difendere la libertà e gridare contro i soprusi dei dittatori? O si continua a tacere in nome di una realpolitik che tra l’altro non ci giova, come con l’Egitto, con la Turchia…piangendo i Regeni, le Ebru Timtik?


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