Un anno dopo lo scoppio del Qatargate, a Bruxelles crescono le domande sull’inchiesta, piombata in una situazione di stallo che potrebbe portare all’archiviazione del procedimento. Quella che fu presentata come una vasta rete di influenza ha coinvolto diverse altre personalità che sono tuttora oggetto di indagine da parte della polizia e della magistratura, con i principali protagonisti rilasciati in attesa del processo. Ma non è detto che abbia veramente luogo. «Ci sarà al 50%», ha dichiarato a Le Monde una fonte che ha chiesto di restare anonima. Comunque, le fughe di notizie e, in alcuni casi, le dichiarazioni pubbliche delle persone coinvolte – come quella dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili – si sono moltiplicate nelle ultime settimane, confermando il nervosismo dei vari attori.
«Sono procuratore federale da quasi dieci anni e non ho mai visto tanta pressione su un caso. Ci sono fughe di notizie ovunque, ci sono magistrati stranieri che ci contattano e a volte vogliono interferire nelle indagini, c’è uno sfogo contro il precedente giudice istruttore e la sua famiglia. Per quanto mi riguarda, è disgustoso», aveva dichiarato a RTBF nel settembre scorso il procuratore federale Frédéric Van Leeuw. Il precedente giudice istruttore Michel Claise si è dimesso per un presunto conflitto di interessi che coinvolge l’europarlamentare Maria Arena, la quale si difende e afferma di aver fatto diverse richieste per essere ascoltata da Aurélie Dejaiffe, il magistrato che è succeduto a Claise. «Ma non si muove nulla», conferma a Le Monde.
QATARGATE, IRREGOLARITÀ NELL’INCHIESTA? L’OMBRA DEL BELGIUMGATE
In realtà Dejaiffe vorrebbe procedere con un’udienza, ma solo dopo aver ottenuto la revoca dell’immunità parlamentare di Maria Arena, per evitare controversie procedurali e, se necessario, per poter emettere un mandato d’arresto nei suoi confronti. Lo spiega Le Monde, secondo cui la Procura federale, tuttavia, si oppone a questa mossa, ritenendo che non sia necessaria in questa fase. Una cautela quella della procura legata forse, secondo il quotidiano francese, al problema dell’immunità parlamentare. Infatti, su richiesta degli avvocati di Eva Kaili, una sezione del tribunale di Bruxelles sta esaminando la legalità dell’indagine. Per gli avvocati Sven Mary e Christophe Marchand ritengono che l’immunità di cui gode l’europarlamentare greca sia stata violata fin dall’inizio dell’indagine, il che dovrebbe, a loro avviso, rendere l’accusa irricevibile.
Secondo una fonte giudiziaria citata Le Monde, la procura contrattacca contestando l’idea che siano state commesse irregolarità, ma ora si fa strada l’ipotesi che il “Qatargate” possa diventare un “Belgiumgate“, con la messa in discussione dell’intera procedura. Per il prosieguo giudiziario del Qatargate, bisognerà attendere maggio e la prossima riunione della sezione d’accusa del tribunale di Bruxelles. La Procura federale ha addirittura chiesto una revisione di tutte le azioni intraprese dall’apertura dell’indagine. Nel frattempo, il giudice istruttore dovrebbe proseguire le sue indagini. Le Monde segnala anche che i difensori di Kaili e del deputato Marc Tarabella, anch’egli indagato, vogliono fare piena luce anche sulla confessione di Panzeri e il suo patteggiamento: è stata davvero completa, come previsto dalla legge, o sono state poste delle condizioni per proteggere alcuni terzi?