IL BROKER CARUSO SUL CASO COLOMBIA: “D’ALEMA VERO MEDIATORE”
«D’Alema viene cercato perché le società a partecipazione pubblica italiane hanno una compliance difficilissima da superare, quindi serviva una persona che avesse praticamente un background tale da poter interloquire direttamente con queste società»: così parla a “Quarta Repubblica” il broker esperto di cooperazione internazionale Emanuele Caruso.
Dopo esser stato accusato nei primi scoop sulla presunta mediazione con guadagni tra l’ex leader Dem, Fincantieri-Leonardo e il Ministero della Difesa in Colombia, il broker replica punto su punto e racconta dal suo punto di vista come si è svolta l’intera fase di mediazione sulla vendita di armi in Sud America. «Io mi occupo innanzitutto di cooperazione internazionale da oltre dieci anni. Oggi mi disturba tantissimo dover dare delle spiegazioni e dovermi vergognare di qualcosa di totalmente inesistente», spiega ancora il broker pugliese alla giornalista inviata da Nicola Porro.
D’ALEMA, ARMI, FINCANTIERI: COSA DICE IL BROKER
Caruso spiega ancora a “Quarta Repubblica” di non aver mai incontrato D’Alema prima dell’operazione con la Colombia: «io l’ho conosciuto successivamente. Mi viene introdotto tramite praticamente un politico locale, Giancarlo Mazzotta, avevano rapporto di conoscenza abbastanza profondo posso dire». Caruso sottolinea come D’Alema in quanto «ex presidente del Consiglio, ministro degli Affari Esteri, persona vicina ai vertici delle società pubbliche, insomma sicuramente era la persona più indicata». Il broker racconta poi di essere andato sul sicuro con D’Alema come da lui stesso garantito durante le prime inter-mediazioni: «ci dice che è un’ottima opportunità per le società partecipate che il dottor Profumo e il dottor Giordo sarebbero stati ben lieti di cogliere l’opportunità». Quando viene chiesto a Caruso se fosse lui e altri collaboratori a trattare con Fincantieri e Leonardo, il broker replica diretto «No, assolutamente. A interloquire con le aziende era il presidente D’Alema e i suoi uomini. Il presidente ha un suo team di persone, dall’altra parte ci siamo io e Francesco Amato che fungiamo da segreteria, noi fissiamo gli appuntamenti istituzionali per conto di un avvocato americano e delle società a partecipazione pubblica italiana».
Secondo Caruso le aziende partecipate erano al corrente della mediazione di Massimo D’Alema anche se non era formalizzata appieno: «in Colombia questo è stato un problema. L’incarico l’avvocato Bonavita non l’ha mai ricevuto»: l’offerta resta di 4 miliardi di euro, conclude il broker dando una “fotografia” di come sia poi andata la mediazione, «Quando praticamente uno parla con il presidente D’Alema, con il dottor Giordo, c’è una delegazione, bè sì uno ci crede, ci siamo spesi in Colombia addirittura sono stati individuati i luoghi in cui andavano ubicate le officine, addirittura si facevano le audizioni per chi ci doveva lavorare. Umberto Bonavita ha sempre partecipato, a differenza di me, ha sempre partecipato agli appuntamenti, guidando la delegazione di Leonardo. Ha supervisionato la firma del memorandum of understanding al cospetto delle più alte cariche delle società pubbliche».