Il Governo di Friedrich Merz ha superato il traguardo dei 100 giorni di attività, ma il bilancio non sembra essere positivo

STOCCARDA – Scrisse un tempo l’Economist: “Di tutto possiamo accusare Berlusconi, ma non di rendere la politica noiosa”. Lo stesso può dirsi del Presidente americano Donald Trump.

Nei suoi primi cento giorni, Trump ha inanellato una serie di mosse fulminee e controverse, perfettamente in linea con il suo approccio “esecutivo”: giro di vite all’immigrazione irregolare con inaugurazione del centro “Alligator Alcatraz”, abolizione dei programmi di “Diversity, Equity & Inclusion” nel Governo, creazione del nuovo Department of Government Efficiency (Doge) per arginare burocrazia e spesa pubblica, bombardamento mondiale con dazi e contro-dazi, offensiva diplomatica per porre fine alla guerra in Ucraina. Una cavalcata d’ordini esecutivi e decisioni politiche che ha ridefinito in tempi record l’impronta del suo Governo.



In Germania, il Cancellierato di Olaf Scholz è stato invece archiviato sotto il segno opposto, quello dell’indecisione. Poco risoluto, troppo riflessivo, non carismatico: questi alcuni degli aggettivi usati per caratterizzare l’ex Cancelliere. L’attuale Cancelliere Friedrich Merz definì l’operato di Scholz con quattro parole: “Non ce la fanno”. Una bocciatura senza mezzi termini: d’altra parte il ruolo di leader dell’opposizione è sempre più agevole rispetto a quello di capo del governo. Nel frattempo Merz ha tagliato il traguardo dei primi 100 giorni di governo e si presenta quindi l’occasione per fare un primo bilancio.



Friedrich Merz si distingue per uno stile deciso, chiaro e presente, lontano sia dal “merkelismo”, sia dallo “scholzismo”. Seguendo il principio “just do it”, Merz affida gran parte della politica interna al suo gabinetto (come si farebbe in una repubblica presidenziale), puntando soprattutto a dare segnali di azione e determinazione.

Tra i risultati concreti, segnaliamo la riforma dello “Schuldenbremse” (freno all’indebitamento, peer finanziare un ambizioso piano infrastrutturale) e l’istituzione di un “ministero per il Digitale” (per recuperare il gap della Germania in questo settore). Tuttavia, i sondaggi mostrano un calo di consenso sia per il Governo, sia per lui personalmente: l’economia continua a galleggiare intorno allo 0% e la coalizione rosso-nera non appare particolarmente coesa.



Secondo diversi commentatori, Merz ha ottenuto maggior successo in politica estera, grazie a una maggiore visibilità, capacità comunicativa e iniziativa personale. Poco dopo la sua elezione, ha compiuto un viaggio di alto profilo in Ucraina con il Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo ministro britannico Keir Starmer, assicurando al Presidente Volodymyr Zelensky l’appoggio della Germania. All’inizio di giugno, ha fatto visita al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ottenendo da quest’ultimo un trattamento di favore. Successivamente, Merz ha fatto una buona impressione al vertice Ue e al vertice Nato. Ha inoltre rilanciato il cosiddetto “triangolo di Weimar”, migliorando i rapporti con Francia e Polonia.

Volodymyr Zelensky, Presidente Ucraina alla Conferenza sulla ricostruzione a Roma (ANSA 2025, Fabio Cimaglia)

Un aspetto, tuttavia, accomuna i due Cancellieri tedeschi: la delicata decisione sulla fornitura di armamenti. Nel corso dei mesi, Olaf Scholz si trovò a inviare all’Ucraina armamenti sempre più pesanti. Friedrich Merz, al contrario, affronta oggi un dilemma opposto: fornire a Israele armi sempre più leggere, non tanto per volontà del nuovo Presidente americano, quanto per l’ondata di proteste internazionali suscitata dall’assedio di Gaza. Merz ha quindi deciso di sospendere la fornitura di materiale bellico a Israele, pur ribadendo il sostegno incondizionato al Paese medio-orientale. Una decisione che ha generato tensioni all’interno del suo partito.

Notizie vagamente positive sul fronte economico. Come riportato da Tagesschau, a giugno le esportazioni tedesche complessive sono cresciute dello 0,8% rispetto a maggio, raggiungendo 130,5 miliardi di euro, grazie alla forte domanda da parte dell’Ue e della Cina. Verso gli Usa, le vendite sono scese per il terzo mese consecutivo, registrando il livello più basso da febbraio 2022, anche a causa di esportazioni anticipate nei mesi precedenti per evitare i nuovi dazi.

Dal 7 agosto, infatti, le tariffe di base per le esportazioni europee negli Usa sono salite al 15%, aggravando le difficoltà per molte aziende tedesche e alimentando incertezza, fattore che secondo gli esperti potrebbe provocare un calo del 20-25% nei prossimi due anni.

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