DALLA SPAGNA/ Una classe: la nostra “nuova normalità” tra vuoto, dolore e speranze

- Belén Hernández, Letizia Falzetti

In Spagna si sta cercando di tornare, con fatica, alla normalità. Le testimonianze di una classe di italiano del Colegio Internacional J.H. Newman di Madrid

coronavirus spagna 1 lapresse1280 640x300 Durante il picco dell'epidemia, in Spagna (LaPresse)

(Testimonianze dei ragazzi di italiano di II liceo del Colegio Internacional J.H. Newman: Alejandro T., Cristina H., Cristina M., Daniel C., Elena M., Emily T., Esther G., Fátima H., Gimena D., Ignacio D., María L., Mario C., Miguel O., Paula M., Paula V., Raquel P., Rodrigo O., Sandra F., Sergio C., Sofía C., Yaiza M.)

In Spagna stiamo addentrandoci con cautela nella cosiddetta “desescalada”, il periodo di passaggio che dovrebbe portarci alla tanto desiderata normalità. Alcuni alunni di seconda liceo del Colegio Internacional J.H. Newman di Madrid hanno riflettuto sull’esperienza fatta in questi mesi e su cosa hanno imparato.

“Senza sapere come, da un giorno all’altro, la nostra vita è completamente cambiata. Un giorno abbiamo visto i nostri amici e la nostra famiglia per l’ultima volta senza saperlo e senza sapere se li avremmo visti di nuovo, abbiamo dovuto abituarci a una vita nuova e totalmente diversa”.

Non è stato facile e ancora ora, “ogni volta che guardo dalla mia finestra le strade vuote, ripenso al passato con malinconia. Anche se adesso possiamo uscire con gli amici e passeggiare o fare sport all’aperto, mi sembra che non sia lo stesso di prima”.

Molti ragazzi hanno pensato di essere “in una capsula del tempo senza sentire né soffrire e che saremmo apparsi in maggio come se niente fosse successo”. Ma per alcuni loro amici non c’è stata possibilità di fuggire dalla realtà con la fantasia. Una ragazza racconta: “Il ricovero dei miei zii, di mio nonno e di mio padre è stato un vero incubo. Il decesso di mio nonno ha reso tutto molto difficile”. Eppure questa situazione drammatica non le ha impedito di imparare “a condividere l’amore in un certo senso da lontano, a sentirmi grata per le persone che mi hanno accompagnato per tutta la mia vita”.

Un’esperienza simile a quella di una sua compagna: “Mio padre si è ammalato e, dopo quasi tre mesi, ancora non l’ho visto. Questa circostanza ha cambiato la mia forma di vedere tutto. Ho capito che la vita è molto bella, ma non è eterna, e per questo e importante godersi la vita finché ne abbiamo la possibilità”. Un’altra giovane la cui madre si è ammalata è capace di affermare: “Questo mi ha aiutato a capire che non abbiamo il controllo assoluto su nessuna situazione, qualcosa che spesso ci dimentichiamo, e più ancora oggi e in paesi molto sviluppati come la Spagna o l’Italia”.

E ora che è passata la crisi, cosa ci riserva il futuro? “Forse non potremo abbracciarci per mesi. L’euforia delle affollate spiagge in estate sarà sostituita dalla solitudine, e le feste dei paesi saranno cancellate”. “Era chiaro che quando avremmo superato questo non saremmo tornati alla vita di prima ma sarebbe stata creata una nuova normalità”. Nuova perché quello che è successo ci ha cambiato. “Questi mesi ci hanno fatto pensare a molte cose che non avevamo mai considerato prima”. “Dopo questa esperienza di confinamento ho imparato ad apprezzare le piccole cose come ad esempio poter abbracciare i tuoi compagni di classe quando hai qualche problema, andare ad allenarti dopo una serata piena di lavoro, i pasti in famiglia, e molte altre cose”. O ancora, “ho imparato che devo vivere di più il presente, e pensare meno nelle cose che sono già successe o che arriveranno dopo”. In definitiva sono cresciuti: “Sono maturata. Ho sedici anni, presto sarò legalmente un’adulta e sono in grado di andare avanti e occuparmi di me stessa”.

Tutti i nostri alunni sono d’accordo che hanno scoperto a chi importano davvero e hanno imparato “ad apprezzare i momenti con le persone che ami, perché non sai quando sarà l’ultimo”. Per questo uno di loro afferma: “credo che quando tutto tornerà alla normalità, soprattutto sarò consapevole dell’importanza del tempo che passo con le mie nonne”. Hanno preso coscienza di se stessi e del mondo. Con la spavalderia dei giovani un ragazzo afferma che “la più grande lezione che abbiamo imparato tutti, è che non c’è nessuno e che non c’è niente nel mondo che possa fermarci”.







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