Lo stupefacente viaggio di Dante è una sorpresa continua anche dal punto di vista linguistico. Lo sanno bene i traduttori, i poeti e gli studiosi (4)

Di Dante Alighieri, nello specifico della sua Commedia, il lettore è affascinato non soltanto dalla storia, dal viaggio e dai personaggi, ma anche – nel nostro caso, prima di tutto – dal linguaggio e dalla ricchezza del lessico. Praticamente, sono circa 1.200 le parole inventate da Dante che facevano o fanno parte della nostra lingua italiana contemporanea e non, prima dell’avvento degli anglicismi e di altre parole originate da altre lingue straniere, ma soprattutto prima del sopravvento del digitale, linguaggio che ha letteralmente stravolto la comunicazione tra le persone, tra le generazioni e tra i modelli linguistici naturali.



Di Dante, naturalmente, affascina altresì l’unità ed il significato della sua Comedìa e delle parole stesse che utilizza, un fascino reso evidente anche attraverso l’uso che egli fa dei numeri, di cui facciamo appena cenno, a partire dal numero perfetto, il 3, che richiama in primo luogo la Trinità, il Mistero della Trinità della fede cristiana, l’unità d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo; così come sono 3 i regni dell’oltretomba e 3 le Cantiche.



Il 9, ovvero il multiplo di 3, quali sono i cerchi dell’Inferno (preceduto da un vestibolo o antinferno dove sono protagonisti gli ignavi, i pigri, gli opportunisti, le persone senza ideali); 9 sono pure i balzi del Purgatorio: per la precisione, il Purgatorio è costituito da un antipurgatorio, da sette cornici (corrispondenti ai sette peccati capitali) e dal Paradiso terrestre.

E 9 sono altresì i cieli del Paradiso, il cui viaggio, come informa Dante stesso, comincia proprio lì, attraverso i 9 cieli, nei quali incontra le anime beate, la cui sede è tuttavia l’Empireo, dove raccolti in una “candida rosa”, risiedono appunto i beati e dove egli avrà la grazia della visione di Dio.



Ogni Cantica, inoltre, è composta da 33 canti (più 1, il primo dell’Inferno, che Dante propone quale proemio), per un totale di 100 canti, altro numero perfetto.

Non va neppure dimenticata la forma poetica: Dante scrive tutto in terzine, in terza rima concatenata (per un totale di 15mila endecasillabi): ABA BCB CDC DED… e via dicendo, che contribuiscono a loro volta all’armonia complessiva dell’intera opera, un’opera, la Divina Commedia, tradotta pressoché in tutte le lingue del mondo (e senza dimenticare i dialetti).

Ad esempio, coloro che nel 2021, 700esimo anniversario della morte del padre della lingua italiana, hanno seguito talune trasmissioni radiofoniche, soprattutto su Radio3 della Rai, ricorderanno senz’altro le letture proposte da attori ed attrici professionisti nei principali dialetti di ogni regione italiana (per l’Emilia-Romagna ha letto l’attrice romagnola, di Russi di Ravenna, Elena Bucci, la quale ha proposto versi della traduzione romagnola dei primi canti dell’Inferno effettuata dell’autore di Sant’Alberto di Ravenna Francesco Talanti (1870-1946). Per non dimenticare le letture, le trasmissioni e le pubblicazioni che si propongono ancora oggi in molti Paesi ed emittenti europee e del resto del mondo.

Ultimo, ma non ultimo, il bel libro, uscito finora soltanto in lingua russa, della poeta (guai a chiamarla poetessa: s’incazza di brutto) Ol’ga Sedakova, frutto anche del suo soggiorno a Ravenna di qualche anno fa, che le ha permesso di approfondire le sue ricerche dantesche, direi parola per parola, anche attraverso le passeggiate e le gite a Ravenna, nel Ravennate e nel resto della Romagna, le quali le hanno consentito di capire in profondità quello che, secondo lei è, anzi chiama, “il poeta della speranza”.

La poeta ed intellettuale moscovita racconta come e perché, traducendo la Commedia, ella vuole restituire al mondo russo la “novità eterna” di Dante. E naturalmente, guerra permettendo, aspettiamo la versione italiana del libro. Un aiuto può venire anche dal contributo di Iris Karafillidis dell’Università di Pisa: Dalla Vita Nova al Paradiso: alcune riflessioni sul percorso poetico-traduttorio di Ol’ga Sedakova, in Itinerari danteschi nelle culture slave (Firenze University Press, 2022).

Anche il viaggio e la sua durata, che Dante colloca nel 1300, anno del primo Giubileo cristiano, ha tempi e significati precisi. Il viaggio, come noto, comincia dall’Inferno (Canto I), nella “selva oscura”: dalla notte del giovedì santo, 7 aprile, all’alba del venerdì santo, 8 aprile; quindi prosegue (Canto II) dall’alba al tramonto del venerdì santo, 8 aprile; inizia poi (Canti III-XXXIII) la vera e propria discesa nell’Inferno: dalla sera dello stesso venerdì santo alla sera del sabato santo, 9 aprile. Nel Canto XXXIV, dopo il passaggio nell’emisfero australe, arriva l’alba del giorno di Pasqua, 10 aprile.

Il viaggio in Purgatorio (Canti I-XXXIII) comincia proprio all’alba del giorno di Pasqua e si conclude a mezzogiorno di mercoledì 13 aprile. Inizia infine il viaggio in Paradiso (Canti I-XXXIII), che si conclude velocemente, se così si può dire, nella stessa giornata di mercoledì 13 aprile.

(4 – continua)

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